domenica 5 gennaio 2020

Babal

Come disse la duchessa Madame de Guermantes del conte Breuté-Consalvi detto Babal: “Babal uno snob? Ma è tutto il contrario, caro amico! Detesta le persone brillanti!”

Infatti quando la duchessa Oriane (progressista) invitava musicisti, pittori, grandi medici, “Babal” si rifiutava di andare al ricevimento: questi borghesucci, con le loro chiacchiere e nozioni, disturbavano la conversazione fra i nobili, che verte incessantemente su un unico argomento: chi di noi è parente di chi.
Esattamente ciò che avveniva in seminario. Ogni giorno, ad ogni ora, ad ogni minuto. Impossibile tener su un discorso intelligente. L'intelligenza disturbava la conversazione, il dialogo, persino la respirazione. Le uniche cose che contavano erano: chi vescovo è passato da tale diocesi a tale diocesi, chi parroco è in procinto di una nomina, chi è che faranno vescovo, chi è che faranno parroco... chi è che vorrebbe diventar vescovo, chi è che aspira a diventar parroco... Se mi fanno vescovo... Quando mi fanno parroco...

In occasione di un evento ecclesiale a cui ignote entità decisero che l'intero seminario doveva partecipare, fu proclamato che la partenza in autobus era fissata tassativamente alle quattro del mattino, poiché per qualche bizzarro motivo alle sette avrebbero chiuso le strade al traffico e bisognava viaggiare conservando ampio margine di tempo.

Fissai la sveglia alle tre e trenta del mattino, per potermi preparare senza fretta. Nonostante alle 22 fossi già a letto, dopo mezzanotte ancora non riuscivo a prender sonno: c'era trambusto nei corridoi, i soggetti si chiedevano a vicenda cosa indossare, il colletto romano o quello a lingua penzoloni? La camicia-clergy o direttamente la talare? E se poi si spiegazza durante il viaggio? E se poi fa freddo? E se poi il giubbotto durante tutta la giornata diventa un peso insopportabile? Ma tu metterai il clergy comprato da Gammarelli o il clergy comprato da Euroclero? La pettina l'hai cucita bene?... (roba che neanche le ragazzine che si preparano per andare per la prima volta in discoteca a sentirsi finalmente donne adulte e libere e vissute...)

L'ultimo orario che vidi sulla sveglia era circa 00:40 (anche nei giorni normali era assai raro che a mezzanotte ci fosse davvero il silenzio). Il trambusto continuò ancora per un po', ma la stanchezza mi vinse. Ad un certo punto, dopo il primo ciclo di sonno, già mi sveglio: c'è ancora agitazione nei corridoi del seminario. Cazzo, stracazzo del cazzo di Budda, sono le cazzo di due e mezza del cazzo, fatemi dormire, checche dello stracazzo, certo di urlare senza aprir bocca e senza muovere un muscolo per evitare di riattivare i normali livelli di pressione e circolazione e svegliarmi del tutto. Altre voci - di coloro che incredibilmente erano riusciti a dormire due o tre ore - rifacevano gli stessi discorsi: oh, se avessi un bel ferraiolo, oh, la pettina comprata all'Apostolato Liturgico che non ti fanno mai lo sconto, oh, che bel clergy, ma non è quello che hai già usato la volta scorsa?, ehi, mica devo portarmi la cotta ricamata?, proprio adesso che l'avevo ritirata dalla lavanderia...

La sveglia indica qualcosa come 2:45 quando un coglione di seminarista grassone letteralmente urla in corridoio: ma tu metti il clergy nuovoooh? E tutti gli altri che tentano di zittirlo: ssh, ssh! Non so come, riesco a tener saldi i nervi e a dormicchiare un'altra mezz'oretta (il trambusto però continua).

Alle 3:40 sono pronto e, affacciatomi, vedo già un piccolo drappello in cortile. Dieci minuti dopo scendo in cortile e con mia sorpresa non c'è nessuno. In strada non c'è nessun autobus. Un altro commilitone arriva trafelato e mi chiede dove siano tutti gli altri. Arriva un terzo, e già cominciano a parlare di talari e di quali filettature dovrà avere quella "per quando mi faranno vescovo". Attorno alle quattro arrivano alla spicciolata anche gli altri, e l'umidità comincia a farsi sentire. Alle quattro e un quarto siamo tutti prontissimi ma non ci sono autobus in vista. I commilitoni fanno a gara nel farsi a vicenda domande sui clergy, sui motivi del ritardo, e sui colletti dei clergy. Mi chiedono come mai sono in borghese, visto che la maggioranza di loro indossa un clergy. "Quando mi faranno parroco, questo colletto lo indosserò anche mentre mi faccio la doccia". Sì, certo.

I formatori non sono allarmati dal ritardo dell'autobus. Rispondono sempre e solo: arriverà a momenti. Uno dei formatori dice ad un altro formatore: bello questo pigiama-clergy. La notizia si diffonde in un lampo nel crocchio dei seminaristi, me la riferiscono almeno una dozzina di loro, anche se il sottoscritto aveva ascoltato in diretta quella battuta sarcastica sul clergy color grigio slavato e coi bottoni stile pigiama.

Verso le quattro e quaranta corre voce che finalmente i formatori hanno sollecitato telefonicamente l'autista, che conferma di essere in arrivo. L'autobus arriva finalmente alle 4:50. Apprendo per caso che la partenza era stata concordata alle 4:30, a noialtri avevano detto alle quattro, e l'autista - sapendo che preti e seminaristi sono perenni ritardatari - era invece partito deliberatamente con venti minuti di ritardo. Poco prima delle cinque, dopo aver ripetuto l'appello due volte, finalmente si parte.

Dopo aver risposto "sì" per la centesima volta alla domanda "ma vieni in abiti civili?" riesco finalmente a sonnecchiare per il resto del viaggio, con in sottofondo un'intricata foresta di discorsi sul nuovo vescovo di tal diocesi, sul promosso parroco, sul desiderio di tal vescovo di essere promosso alla nostra diocesi... Alle sei e trenta l'autobus è a destinazione. I commilitoni non hanno smesso di parlare di talari e di nomine episcopali per tutto il tempo, e mentre l'autista cerca lentamente un parcheggio la loro euforia triplica. Estraggo la cravatta dalla tasca della giacca e la indosso mentre nessuno mi nota. Toccherà aspettare solo tre ore e mezza per l'inizio dell'evento, c'è tutto il tempo per discutere di chi faranno vescovo e di cosa indosserà nelle grandi occasioni.