lunedì 17 aprile 2017

Esercizio della pazienza: andare a prendere all'aeroporto la Nipote della Tizia

Lo scopo della vita di tale Nipote è quello di mostrarsi abbondantemente vissuta (nonostante l'età appena sui vent'anni), e devo ammettere che quando ho visto le sue profonde e cupe occhiaie ho pensato che c'è finalmente riuscita.

Questo genere di soggetti si trova di quando in quando agli Incontri Per i Giovani, cioè quei patetici raduni diocesani di cui tutti farebbero a meno se non fosse per il dovere sociale di marcarvi presenza. Il pretuncolo sornione con la faccia da bulldog e il vestiario da pensionato rincitrullito ammannisce sorrisi e si sforza di immedesimarsi nel modello bergogliano, addirittura beandosi di essere ubbidiente al Papa (infatti è la prima volta in vita sua che vede un Papa dire le stesse emerite cazzate gesuitiche che l'obeso parroco ha professato fin dal Sessantotto).

La vissuta nipote parla dei suoi "ex" con lo stesso tono con cui cita i suoi vecchi vestiti, parla di lavoro come se consistesse nell'aspettare la busta paga sfogliando il facebook, parla di macchine, profumi, vini e oggetti di lusso con la stessa cadenza e le stesse espressioni di uno spot pubblicitario. La zia Tizia annuisce e si sforza di apparirle à la page, chiedendole notizie del lavoro, dei fidanzati, degli spettacoli. La mondanità è una droga da somministrarsi a vicenda secondo rituali ben precisi.

Avevo già lasciato cadere un paio di allusioni alla fede, ma la Tizia ci mette del suo e tira in ballo - forse pensando di farmi un favore - il Pontefice che ha avuto il maggior successo nel far imbarazzare i cattolici. Ci ho già rimesso la benzina e il pedaggio autostradale, non voglio consumare anche un'abbondante dose di bicarbonato, e perciò mi affretto a declinare l'invito a cena col quale le due oche avrebbero inteso ricompensarmi per la scarrozzata gratis.

giovedì 6 aprile 2017

Neppure il Papa ha più da ridire

Un gaio politico lussemburghese, insieme a suo "marito", accolti in Vaticano come se niente fosse.

Ma è davvero così potente la lobby gay? La gerarchia cattolica è davvero ridotta in questo stato?



Le conseguenze non si faranno attendere. Peccato che a pagarle saremo noi poveracci.

mercoledì 5 aprile 2017

Quella scusa del ginocchio dolorante

Lasciamo parlare le fotografie.

In ginocchio davanti al Santissimo? No: seduto. La scusa ufficiale inventata da quelli che vogliono spacciarsi per "papisti" è che aveva il ginocchio dolorante...

Allora in che occasioni si inginocchia? Quando c'è da baciare il piede ad un extracomunitario acattolico. Stavolta il ginocchio non è dolorante (ma i "papisti" tacciono).


Queste immagini mi riportano vivi ricordi dell'epoca in seminario, in cui quei froci dei miei formatori detestavano inginocchiarsi. Quando non avevano pronta la scusa ridicola secondo cui la postura dei salvati è stare in piedi, se ne uscivano con l'altrettanto ridicola scusa di dolorini al ginocchio.

Ora hanno il Papa che all'epoca sognavano.

domenica 2 aprile 2017

Altri episodi

Un mio commilitone, in seminario, un giorno si lamentò: "Ma dobbiamo dirlo tutti che l'animatore deve essere più presente!" Mi si gelò il sangue. Con tutte le cautele del caso, gli feci presente che non è il caso di lamentarsi che l'aguzzino debba essere "più presente" nel campo di concentramento. L'occhiuto controllore sembrava infatti avere il dono dell'ubiquità: mentre era in camera a sfogliare riviste, te lo ritrovavi alle spalle in corridoio mentre andavi al bagno, e ti rifilava o delle cose da fare, o una ramanzina sul fatto che non eri a studiare o pregare (anche se avevi il canonico rotolo di carta igienica in mano).

Una volta fummo ospitati presso un seminario le cui camere sembravano quelle di un albergo a quattro stelle, tranne per tendaggi e coperte. Mi sembrava imbarazzante stare in una camera così grande, lucida e luminosa, quando negli anni precedenti avevo dormito per l'intero anno in sgabuzzini appena ai limiti della decenza.

A tavola pure era così: posate vere tutte uguali e addirittura lucide, sedie comode da ristorante, ambiente spazioso e luminoso... e in compenso tovaglie e pietanze erano arrangiati alla buona. Evidentemente era un albergo riattato a seminario. La cappella era stata ricavata da quello che doveva essere un locale di servizio. Pur luminosa, era spoglia e asettica.

Insomma, tutto era curato, tranne il cibo per il corpo e quello per l'anima.

Un altro episodio della mia vita di seminario. I seminaristi - e ancor più i preti - erano invidiosi della mia amicizia con una novizia, amicizia che precedeva le nostre rispettive vocazioni. Un normale affetto tra amici era per loro come fumo negli occhi. L'omosessualità repressa porta sempre a uno strano genere di gelosie: per esempio una volta il mio commilitone soprannominato "la vipera", fra lo sdegnoso e l'irridente, mi definì il protettore di quell'ordine di suore.

Un altro commilitone venne a dirmi che dovevo stare alla larga da quella lì perché "le voci corrono". In altre parole, il tizio fu adoperato dal prete "animatore" per farmi avere indirettamente una minaccia.