sabato 30 gennaio 2016

Sulla malintesa ubbidienza

Andai a quel ritiro spirituale praticamente al solo scopo di poter parlare a tu per tu con il Superiore della Comunità. Gli avrei esposto il mio caso e gli avrei chiesto se in un futuro anche non vicinissimo ci fosse stato uno spiraglio per me.

Dopo tre giorni di delicato inseguimento finalmente una sera dopo cena riuscii a salutarlo e a presentarmi a lui mentre non c'erano altre orecchie nei dintorni. Eravamo sull'uscio che dava sul cortile, indecisi se entrare o uscire. Per attaccar discorso, dissi qualcosa sulla liturgia. Una parola tira l'altra, e vien fuori la liturgia tridentina. Che in comunità non si celebrava mai: «noi non vogliamo passare per quelli che...»

Mi caddero le braccia e anche gli altri arti. In quelle poche parole mi aveva confessato la sua pavidità, il conformismo della comunità e l'ipocrisia prodotta da una malintesa ubbidienza a un'imprecisabile entità.

Un attimo dopo, con la tipica arroganza sorridente delle scafate parrocchiane di sagrestia, una delle anziane signore si avvicinò per parlare col Padre Superiore, ed io arretrai di un passo per incoraggiarla a catturarlo e togliermelo dalle balle. Voleva inondarlo delle preoccupazioni riguardanti sua figlia, una faccenda che puzzava di frivolo da un chilometro di distanza. La scafata non mi degnò neppure di uno sguardo di ringraziamento, il Padre Superiore non sembrava aver altro da dirmi, e arretrai di un ulteriore passo svanendo nella penombra del cortile. I preti pavidi meritano di veder sprecato il proprio tempo con la gente insignificante che gode nel parlare per ore di questioni insignificanti.

Per costoro il cercare solo il regno di Dio consiste solo nell'eseguire gli incarichi ricevuti quel tanto che basta per non essere sgridati (e un pizzico in più nel caso aspirino a far carriera o amino gli elogi o sentano un po' di sporco nella propria coscienza). Nel giorno del giudizio il Padre Superiore si sentirà dire: ma come, ti avevo mandato tante vocazioni e tu invece hai fatto entrare solo quegli idioti che avresti dovuto tenere accuratamente fuori dalla porta...

Ed il piagnucolone: «ma come? Signore, io ho ubbidito, ho ubbidito a tutti i Piani di Pastorale Vocazionale...»

venerdì 22 gennaio 2016

Quelle riviste

Nel tardo pomeriggio portai nella sala comune, quando nessuno mi vedeva, la mia piccola e preziosa collezione di riviste. Mi pareva giusto condividere con gli altri seminaristi ciò che avevo di bello. Anche se non avessero capito nulla di aeronautica, erano zeppe di belle foto: aerei, paesaggi, elicotteri, aeroporti.

A sera, poco prima di cena, le riviste erano state trasferite in blocco nel cestino delle immondizie lì a lato. Ho un sospetto che sfiora la certezza, che sia stato il Figliuolo Prediletto del superiore. Mi limitai a recuperare pietosamente le riviste e a riportarle in camera mia, per ripulirle e salvarle.

La chiusura mentale dei seminaristi è qualcosa di inaudito. Da un lato amano commentare cento volte con voce libidinosa ogni foto di ogni catalogo di articoli religiosi (specialmente paramenti), dall'altro si permettono talvolta di inveire contro coloro che sguazzano tra pizzi e merletti, e poi non appena gli si propone la libertà di guardare qualcosa di diverso (e non peccaminoso), istintivamente cestinano tutto. Quelle riviste che avevo donato alla comunità erano state trattate come spazzatura.

Il guaio è che tali seminaristi fanno carriera proprio in virtù di quell'istinto. Un seminarista capace di leggere qualcosa di diverso dal catalogo paramenti e dall'annuario diocesano, è un seminarista pericoloso, "non dialogante", che perde tempo con frivolezze, che non prega, ecc.

domenica 17 gennaio 2016

Quando la Chiesa decide di castrare sé stessa

Sua eccellenza, un successore degli Apostoli, mi disse testualmente: «noi non possiamo dirti di no, ma non vogliamo dirti di sì».

Dal Quinto Evangelo: "la messe è molta e gli operai sono pochi: pregate affinché il Padre vi mandi operai per la messe - ma qualora il Padre ascolti la vostra preghiera, scartate subito tutti gli operai che non siano i soliti incapaci pagliacci effeminati..."

Dal Quinto Evangelo: "ci sono gli eunuchi per natura, e quelli che si fanno eunuchi per il regno dei Cieli, ma soprattutto ci devono essere quelli che si stufano di generare e si fanno eunuchi per comodità, e meritano perciò la massima lode del mondo..."

lunedì 4 gennaio 2016

Archivio - 2 - lezioni sul lavorare su sé stessi

Prima "lezione": la madre di Luigi (non la immaginavo cosi' fine osservatrice) mi vede cercare con occhio languido il ghiacciolo alla fragola (perche' avevo gia' tra le mani quello alla cocacola), e mi dice sorridendo "eh! ...eh! ...un prete non fa gola!!" (intendeva che un prete o futuro tale non dovrebbe lasciarsi andare a peccati di gola). Beh, il gelato alla fragola me lo sono sbafato lo stesso (non prima di aver detto "ma io non sono ancora prete!"), pero' mi sono ricordato di tutte le volte che ho preferito abbuffarmi come un maiale pur di non pensare ad altre cose. E piu' tardi, a ripensare ancora a quella scena familiare (nessun evento eccezionale, solo un apparentemente innocuo scambio di battute), mi sono reso conto di quanto erano dense quelle poche parole: o la prendi come una battuta moralista, oppure, tenendo conto della fede semplice di quella donna, la riconosci per quello che e' - ci tocca lavorare su noi stessi, anziche' sugli altri, per ottenere quello che desideriamo dalla vita.

Seconda "lezione". In macchina, tanto per cambiare, mi lamentavo della mia situazione in seminario, e lei - con una delicatezza che non era qualcosa di programmato dal galateo femminile - mi dice che in fondo in fondo la questione non e' il portare avanti delle idee o il tirarsi dietro della gente, ma lavorare su se' stessi, usare la propria volonta', perche' per quanto stupido e incomprensibile ci appaia il sacrificio che siamo chiamati a fare dalle circostanze (dalle circostanze!), noi siamo chiamati ad essere quello che siamo in qualsiasi posto, anche il piu' odioso dei campi scuola. Ho pensato che questo genere di considerazioni da' fastidio solo perche' quando ci dicono che dobbiamo "lavorare su noi stessi" ci sembra di sentir dire "ha eternamente ragione chi ti maltratta".

Poi mi racconta della sua vita, e dice che e' stata per anni in Azione Cattolica a fare di quelle idiozie (tessere, campi, etc) semplicemente perche' non aveva alternative. E l'alternativa, per essere convincente ad una ben inquinata dall'AC, non poteva essere altro che un imprevisto: durante un potente pellegrinaggio diocesano lei vede uno che prega in ginocchio in Chiesa, e capisce che c'e' qualcosa d'altro, che c'e' qualcosa di meglio dell'AC. Appena pote', attacco' a parlargli, lega amicizia col tizio - ed e' dura, perche' il tizio mostra ampiamente di infischiarsene; e lei invece insiste, perche' ha visto qualcosa che non aveva visto altrove. Dopo anni e anni, quell'amicizia con quello che si e' rivelato uno dei consacrati laici, e' quella che lei trova come guida.

Dopo avermi raccontato questo, mi dice: "ma tu quando vai a un campo scuola, vai mica per convertire la gente? E' quello che sei tu, che vale; il modo con cui la Grazia passa attraverso di te non lo decidi tu. Io ho semplicemente visto uno in ginocchio, non e' che abbia fatto chissa' che cosa. Magari nel piu' odioso dei campi scuola qualcuno ti vede e decide di seguirti, e non certo perche' tu ti sia sforzato a convincerlo".

domenica 3 gennaio 2016

Archivio - 1 - varie

Carissimi, scusate, ma io in quel post di Magister ci leggo principalmente l'ennesima conferma del clericosinistrismo di Bose e della beata compagnia dei cattoprogressisti.

Qui in seminario ci insegnano che Enzo Bianchi, Tonino Bello, etc, sono piu' infallibili del Papa, sono piu' puri di san Domenico Savio, sono piu' intelligenti di san Tommaso d'Aquino.

Si', il priore autonominato Bianchi potrebbe finire in paradiso piu' probabilmente del sottoscritto, ma il Signore terra' certamente conto della mia testardaggine del non voler applicare troppo ingenuamente il "vagliate ogni cosa, trattenete cio' che e' buono", perche' ho il terrore che ci troveremo prima o poi a lodare le virtu' dell'Anticristo come ne "Il padrone del mondo" di Benson.

Apro una parentesi a proposito del pellegrinaggio. Una sua amica le diceva che mi aveva osservato, che durante il pellegrinaggio mi seguiva e cercava sempre di seguirmi perche' mi vedeva dall'inizio alla fine con la stessa decisione, con la stessa foga, nel tirare dritto. Eppure durante quei chilometri a piedi io ci stavo male (ogni tre minuti attaccavano le canzonette di Rinnovamento, focolarine, neocatecumenali - boiate pazzesche), ci stavo male e mi sarei lagnato a pieni polmoni se avessi avuto fiato (il fiato e il movimento dei muscoli erano usati con estrema parsimonia perche' volevo a tutti i costi arrivare fino alla fine).

Capiscimi, non e' solo questione di sani sacramenti, non e' solo il fatto di avere chiarissime le ragioni per cui si fanno, dicono, pregano, vivono, determinate cose. E' un cristianesimo piu' serio, piu' umano, piu' grande di quello che i nostri formatori ufficiali del seminario cercano di propinarci. Questi amici hanno ereditato non una dottrina, e forse neppure un ideale, ma un'esperienza. Anche lui l'ha "ereditata" e se la sta godendo. Ed anch'io, tramite lui. Tant'e' che l'amicizia con voi l'amicizia con te mi e' tornata utilissima per filtrare quanto ci poteva essere di ideologico in cio' in cui mi sono imbattuto e vivo: un amico non puoi prenderlo in giro cercando di convincerlo di cose in cui neppure tu credi e vivi (come fanno in genere i preti coi parrocchiani, come avviene tra marito e moglie, come fanno pressoche' tutti), e una testa diversa dalla mia puo' pensare e percepire e farmi vive delle cose che a me sfuggono o sembrano di importanza secondaria.