sabato 27 settembre 2014

Una conferma da santa Veronica Giuliani

Maria SS.ma a S. Veronica: «Figlia, voglio che tu descriva i sette luoghi, più penosi, che stanno nell'inferno, e per chi sono.

1) Il primo è il luogo ove sta incatenato Lucifero, e con esso vi è Giuda che gli fa da sedia, e vi sono tutti quelli che sono stati seguaci di Giuda. (In diverse forme di falsità e il tradimento)

2) Il secondo è il luogo ove stanno tutti gli ecclesiastici e i prelati di santa Chiesa, poiché essendo stati elevati in dignità ed onori hanno pervertito maggiormente la fede, calpestando il sangue di Gesù Cristo, mio Figlio, con tanti enormi peccati.

3) Nel terzo luogo che tu vedesti, vi stanno tutte le anime dei religiosi e delle religiose.

4) Nel quarto vi vanno tutti i confessori, per aver ingannato le anime, loro penitenti.

5) Nel quinto, vi stanno tutte le anime dei giudici e dei governatori della giustizia.

6) Il sesto luogo, invece, è quello destinato a tutti i superiori e alle superiore della religione.

7) Nel settimo, infine, vi stanno tutti quelli che hanno voluto vivere di propria volontà e che hanno commesso ogni sorta di peccati, specie i peccati carnali » (D IV 744).

Maria SS.ma a S. Veronica: «In un rapimento, fosti portata nell'inferno per subire nuove pene e, nel tuo arrivo, vedesti che precipitavano in esso tante e tante anime, ed ognuna aveva il suo luogo di tormento.

Ti fu fatto conoscere che queste anime erano di varie nazioni, di tutte le sorte di stati, cioè di cristiani e d'infedeli, di religiose e di sacerdoti.

Quest'ultimi stanno più vicini a Lucifero, e patiscono così tanto che mente umana non può comprenderlo.

All'arrivo di queste anime, tutto l'inferno si mette in festa e, in un istante, partecipano di tutte le pene dei dannati, offendendo Dio » (D IV, 353)

giovedì 25 settembre 2014

L'incontrino prima delle elezioni

Così, all'improvviso, corse voce che il rettore aveva indetto un incontro per venerdì sera, dopo cena, per parlare di elezioni. Obbligatorio per tutti i seminaristi, naturalmente, con controllo delle presenze. Oh, non sarebbe stato un comizio: c'era solo un suo confratello, esterno al seminario, che ci avrebbe dato degli utili chiarimenti per le elezioni di domenica e lunedì.

Il confratello, più che da prete, era vestito come un anziano politicante da bar. Fece un comizio tutto zeppo di sottintesi e allusioni per dire che... bisognava votare a sinistra. Ogni volta che alludeva alla sinistra, il rettore del seminario sorrideva compiaciuto stringendosi le mani. Proprio sinistra-sinistra, mica i populisti, che orrore, mica la destra, che vergogna, mica l'estrema sinistra.

L'omelia terminò dopo un'ora e mezza e finalmente ci comandarono l'applauso di circostanza. Durò pochi secondi soltanto, e fu piuttosto un gesto di liberazione, di chi non vuole perdere altro tempo. Anche i seminaristi più sinistrorsi (cioè la maggioranza) avevano una faccia da Corazzata Kotiomkin con sottotitoli in cecoslovacco e una malrepressa fretta di svignarsela dalla sala. Il rettore mostrò una breve smorfia di disappunto nel vedere che l'applauso era durato pochi secondi soltanto.

domenica 21 settembre 2014

Due Grandi Misteri della Vita

Mistero laicale: perché mai l'ipermercato ha venti casse ma ne tiene aperte solo tre?

Mistero ecclesiale: perché mai il santuario ha venti confessionali ma ne sono attivi solo tre?

giovedì 18 settembre 2014

C'era poi un seminarista ciccione...

...Ciccione non perché fosse il più grasso di tutti, ma perché viveva come il gatto di casa: mangiare, cagare, dormire, la sera telefonatina a mammà per raccontarle cosa aveva mangiato, e per tutto il resto presenziare quel tanto che basta in attesa del prossimo pasto. I primi tempi uno dei miei commilitoni, con perfidia tutta da seminarista, inventò un jingle sulle note di una canzonetta parrocchiarda, cantandolo così: «Nooome Cognooome, mangia, beve e caga!»

Ad essere onesti quel trattamento se l'era proprio cercato, evitando di nascondere la sua ingordigia. Ma nei seminari quello che ti segna per sempre è l'impressione che dai nei primissimi giorni del primissimo anno. E lui il primo pomeriggio in seminario girava per i corridoi con un pigiamone da nonno (non gli avevano spiegato che il seminario non è come la casa di mammà).

Dopo averlo difeso due o tre volte da qualche episodio di bullismo da seminario, me lo ritrovai attaccato peggio di una medusa. Cercai di fargli capire che il fatto di difenderlo non significava volerlo tra i piedi ogni ora del giorno. Resistei a lungo alla tentazione di prenderlo in giro. Una volta venne a perdere tempo in camera mia. Mentre ero girato, si strafogò gli ultimi preziosi cioccolatini che avevo sul ripiano della libreria, che mi erano stati donati da una anziana donna della parrocchia (che voleva addirittura baciarmi le mani, tanta era la sua devozione al sacerdozio e dunque per estensione anche ai seminaristi). Siccome era povera (e i cioccolatini di un certo valore), mi sembrava ingiusto mangiarli tutti in un sol colpo. Con un gesto tra l'ingenuo e il liturgico, mi ero riproposto di mangiarne solo uno al giorno. Il ciccione violò quel santuario della cioccolata vocazionale. "Ma che hai fatto?!" gli dissi allarmato. E lui, con l'aria di chi si vede negare un diritto acquisito, rispose: "ma erano qui per essere consumati". E fu così che - bonariamente, molto bonariamente - mi autorizzai a prenderlo in giro nei momenti in cui avessi ritenuto necessario farlo.

Mi accorsi successivamente che anche il prete animatore e perfino il rettore del seminario si lasciavano sfuggire allusioni al ciccione (cioè si stavano preparando per cacciarlo via dal seminario).

Per problemi di salute il ciccione non si presentò alla vacanza del secondo anno di seminario (nel mese di luglio). La prima sera, durante un momento goliardico nella camerata, imitando la sua goffa voce dissi l'indicibile: «mamma! la comunità mi prende in giro! il prete animatore mi prende in giro! il rettore mi prende in giro! mamma! questi vogliono farmi fuori!»

La gigantesca risata generale fu interrotta all'improvviso: sbucò dalla porta il prete animatore che con una voce gelida e tagliente come un'affilata lama di ghiaccio e un torvo sguardo staliniano disse: «qui nessuno vuole far fuori nessuno».

Infatti il ciccione fu fatto fuori pochi giorni dopo, tra fine luglio e inizio agosto. Ufficialmente gli era stato consigliato (cioè decretato irreversibilmente) un periodo di riflessione (cioè era stato cacciato via dal seminario). Il periodo di riflessione, nei seminari italiani, consiste nel fatto che ufficialmente stai "riflettendo" sulla tua vocazione stando fuori dal seminario, praticamente la "riflessione" non te la faranno finire mai.

mercoledì 17 settembre 2014

Quelle volte in cui è un dovere di coscienza

«La dottrina cattolica ci insegna però che il Papa è infallibile solo a determinate condizioni e che può commettere errori, nel campo ad esempio, della politica ecclesiastica, delle scelte strategiche, dell’azione pastorale e perfino del magistero ordinario. In questo caso non è un peccato, ma un dovere di coscienza per un cattolico rimarcarlo, purché lo faccia con tutto il rispetto e l’amore che si deve al Sommo Pontefice. Così fecero i santi, che devono essere il nostro modello di vita.

La Chiesa lascia questa libertà di critica ai suoi figli e non pecca chi, con la dovuta riverenza, sottolinea le mancanze delle gerarchie ecclesiastiche. Pecca invece chi tace, per viltà o conformismo. Il dramma della Chiesa di oggi sta proprio nella paura dei sacerdoti e dei vescovi, che costituiscono la pars electa della Chiesa, di denunciare la terribile crisi in atto, di risalire alle cause, di proporre rimedi.»

[De Mattei 13 febbraio 2014]

martedì 16 settembre 2014

Qualche breve nota sulla Prima Messa

Fino a non troppi anni fa (indovinate quanti), era pia e diffusissima credenza che il Signore infallibilmente concedesse al novello sacerdote la particolare grazia che quest'ultimo domandava nella sua prima Messa.

La prima Messa: il momento in cui i cieli si schiudono per opera di un altro sacerdote, che si aggiunge alla mai abbastanza folta schiera (la messe è molta, gli operai sono pochi) di coloro che efficacemente compiono il Sacrificio gradito a Dio, efficacemente perché è stato Gesù Cristo stesso a comandarlo.

Celebra hanc missam ut primam, ut unicam, ut ultimam, si raccomandava fino a non troppi anni fa (indovinate quanti). Celebra questa Messa come se fosse l'ultima della tua vita, con la quale ti presenterai al giudizio di colui che ti ha voluto Sacerdote. Celebra come se fosse l'unica Messa della tua vita, come se prima e dopo tu non avessi avuto alcuna opportunità. E celebrala come se fosse la tua prima Messa, quella col cuore traboccante di gioia in cui connetti il Cielo e la terra, quella in cui il Signore prenderà a cuore la grande grazia che osi domandargli.

lunedì 8 settembre 2014

Le vere preoccupazioni di certi preti

Una sera stavo devotamente servendo Messa. Una Messa feriale, in un periodo dell'anno poco affollato. Ci saranno stati cinque o sei fedeli al massimo.

Ero lì in ginocchio accanto all'altare, a mani giunte, in attesa di ricevere la santa Comunione. Il celebrante finalmente mi si avvicina, si ferma davanti a me. Prende una particola dalla pisside. Quella candida particola è il Corpo di Cristo, lì tra le sue dita c'è il Corpo di Cristo, a me peccatore - che d'istinto quasi griderei «Signore, allontanati da me che sono peccatore» - viene concesso l'onore della sua Presenza, i miei occhi già pregustano quella Comunione con Lui che sarebbe avvenuta di lì ad un attimo, mangiare il Pane di vita eterna, un anticipo del Paradiso... Mio Signore e mio Dio!

Mentre ancora teneva tra le dita la particola, tentando di non alzar troppo la voce, quella checca del pretonzolo mi dice istericamente: «ma il cestino delle offerte non è stato fatto girare?»

sabato 6 settembre 2014

Tazzine di vino

Nel secondo anno di seminario avevamo una saletta comune accanto alla cappella. Nella sala c'erano sia tazzine e macchinetta del caffè, sia l'armadietto-sagrestia con ceri, vino e ostie.

Tra i miei compagni di seminario c'era un ciccione che negli orari in cui nessuno lo vedeva andava nella sala, prendeva una tazzina da caffè, vi versava del vino da Messa (che è più saporito del vino da tavola), trangugiava col mignolo alzato, sciacquava la tazzina e rientrava in camera.

La sua fortuna fu che le bottiglie di vino da Messa avevano diverse provenienze. Quando l'economo del seminario non c'era, si chiedeva al rettore. Quando non c'era nemmeno il rettore, si chiedeva ad un altro addetto (e nella fretta del momento non si annotava troppo chi prendeva cosa). Talvolta ne ricevevamo una in regalo per tramite del prete animatore.

Tanto andò la gatta al lardo che ci lasciò lo zampino: una volta, in sala comune, colsi il ciccione in flagrante. "Ma cosa fai?!" gli chiesi, spaventato più dall'idea di una sgridata "comunitaria" che dall'ingordigia.

E lui: "niente, ne vuoi un po' anche tu? è buono!"

Restai in silenzio per qualche attimo, costruendo mentalmente la risposta più furiosa possibile. Ma prima che potessi aprir bocca entrò un altro commilitone - di quelli più chiacchieroni - e gli disse qualcosa come: "ma allora sei stato tu!" Evidentemente già si sapeva da tempo. Il sacrista aveva già preso qualche sgridata per la frequenza con cui si riforniva di vino da Messa.

Quella stessa sera, alla Messa comunitaria, il rettore fece una lunga omelia sul non sprecare le risorse del seminario. Tutti gli sguardi, ridacchiosi, erano naturalmente rivolti al ciccione, che con compostezza faceva finta di nulla. Si direbbe che il rettore si sia dilungato di proposito.

Il ciccione ovviamente fu fatto fuori durante l'estate (per motivi simili a questo), qualche settimana dopo che l'equipe formativa del seminario aveva salutato tutti dicendo: "buone vacanze, ci rivediamo a settembre".

martedì 2 settembre 2014

Adorazione new age

Finalmente alle 18:05 giunse il viceparroco. Si paludò in fretta in sagrestia e, ancora non pronto, fece un cenno con la mano attraverso lo spazio della porta per indicare che stava per entrare. Solo che non c'era l'organista, destinatario di quel gesto.

Il pretonzolo allora afferra lo stereo boom-box, pesca un CD dal cassetto e dice di mettere il tutto ai piedi dell'altare. Faccio finta di non aver capito. Un laico alle mie spalle, invece, capisce benissimo: tutto contento di Aiutare la Chiesa a Celebrare, esegue l'ordine.

Il pretonzolo entra paludato nella navata a passo svelto, fa un frettoloso fervorino, espone il Santissimo, torna ai piedi dell'altare, si inginocchia per... accendere il boom-box col compact disc new-age (credo fosse di una certa Enya), regola il volume e poi, come se non ci fosse nulla di strano, si rialza, e rientra in sagrestia a togliersi i tendaggi da dosso mentre la musichetta "guida" l'adorazione dei fedeli.

Vedendolo svestirsi intuisco bene e quatto quatto sgattaiolo fuori. "Alla fine, quando finisce il CD, concludi tu, vado via adesso perché ho un impegno e sono in ritardo", dice il pretonzolo all'altro seminarista.

Mi chiedo cosa avranno pensato le nonnette sedute nei banchi.