venerdì 31 agosto 2018

Non proprio un '''trattamento Pio IX'''...

La Gran Loggia dei Liberi e Accettati Massoni delle Filippine dà il benvenuto a Papa Francesco I, il Papa della Misericordia e della Compassione.


venerdì 10 agosto 2018

Educati ad autoassolversi, si stuferanno di confessare

In teoria: il seminarista deve avere un direttore spirituale e un confessore, entrambi accessibili ogni giorno (dopotutto quando vai in giro in auto non è che lasci la ruota di scorta in garage), e devono essere uomini di fiducia del seminarista.

In pratica: nei seminari e nelle comunità religiose si è già fortunati se lo stock di direttori spirituali e confessori corrisponde ad un singolo soggetto che è già tanto se si fa vivo uno o due pomeriggi a settimana. Vorreste mica che i vescovi investano nella formazione dei seminaristi anche da questo punto di vista?

Il primo risultato immediato è che il tipico seminarista riduce la confessione a qualcosa del tipo: "una delle attività del mercoledì pomeriggio"; quindi riduce a qualcosa del tipo: "il mercoledì pomeriggio se c'è tempo"; e rapidamente a qualcosa del tipo: "il mercoledì pomeriggio se proprio ti va". I miei compagni di seminario, salvo rare eccezioni, il tempo per confessarsi lo trovavano solo nelle grandi occasioni - cioè quando dovevano far sapere ai superiori di aver compiuto anche l'attività facoltativa. Non solo mi meravigliavo di quanto poco spesso si confessassero i miei commilitoni di seminario, ma avevo una fitta lancinante nel vedere che quelle perfide vipere che fino ad un minuto prima avevano vomitato ogni sorta di cattiveria e di blasfemia si accostavano poi alla Comunione con facce simulate angeliche - ivi incluso quel soggetto che non dimenticherò mai, che aveva proferito battutacce pedofile (nel mondo ho sentito battutacce gay, barzellette blasfeme, schifezze di ogni genere, ma battutacce pedofile le ho sentite solo in seminario).

Un'altra conseguenza è che un direttore spirituale imposto dall'alto fa diventare la direzione spirituale una generica chiacchierata. Salvo il caso particolarmente improbabile in cui tale direttore è un sant'uomo di grande carisma (cioè quanto basta per esiliarlo in una sperduta parrocchietta di montagna), ci vuole tempo per riuscire a fidarsi di uno sconosciuto al punto da affidargli i punti più delicati della propria anima (non è mica come lo scaricare il marciume in confessionale), ci vuole molto più tempo se il seminarista è adulto solo anagraficamente.

Inoltre i così detti "formatori" nutrono sempre un profondo odio per coloro che farebbero "auto-formazione", cioè per coloro che conservano punti di riferimento spirituali esterni a quelli del seminario (come se non fossero autorizzati ad esistere punti qualitativamente superiori a quelli del seminario). Il seminario, per quanto caotico può sembrare, è un luogo di riprogrammazione mentale, per impostare una mentalità riguardo alla diocesi (o ordine religioso) e alle cose della fede. O ti fai riprogrammare come un clown da parrocchia (ordinabile al sacerdozio) oppure "non sei idoneo" (sì, l'idoneità al sacerdozio viene intesa come l'essere funzionali ad un incarico in parrocchia, non come il prodotto di fede, chiarezza della vocazione e vita morale). Perciò, se il tuo direttore spirituale di fiducia non è quello del seminario, se le tue letture spirituali non sono quelle pianificate dal seminario, se il tuo ideale di sacerdozio non è quello "clown", troveranno il modo - magari dopo molti anni - di darti un "periodo di riflessione", cioè di espellerti lavandosene le mani.

Questo è dimostrabile anche dal fatto che le vocazioni più gradite sono quelle "giovani": sei considerato sospetto se hai più di 25 anni, molto sospetto se hai più di 30, assolutamente sospetto se hai più di 35... Quando parlano di "vocazioni adulte", infatti, stanno insinuando che quei soggetti non sono riprogrammabili. Un ventenne puoi ancora efficacemente convertirlo a clown (è sufficiente fargli credere che "le cose vanno così e sono sempre andate così" e che l'adeguarti all'andazzo sarebbe ubbidienza alla Chiesa); un trentacinquenne - che magari ha visto cos'è il mondo del lavoro, sa cosa significa avere una donna che lo ama, sa a cosa rinuncia e ha già valutato i rischi del suo ingresso in seminario - non è uno che cambierà le sue convinzioni tanto facilmente. (Magari non ti rifiutano a causa dell'età, ma ti trattano come un ragazzino per "metterti alla prova", cioè per trasformarti in un ragazzino: del resto siamo in un'epoca in cui i venticinque-trentenni sono ancora "mammoni"...).

Nei primi giorni del seminario, durante una ricreazione dopo pranzo, ci furono informalmente e rapidamente elencati alcuni preti disponibili per la direzione spirituale e la confessione. Un banale elenco di nomi e - per i primi due - di caratteristiche insignificanti: Tizio, è quello che sta sempre al secondo piano; Caio, ha un incarico nella parrocchia vicina; Sempronio, bah, uno che non parla mai... Queste ultime parole erano evidentemente un invito a considerare solo i primi due. Chiesi sottovoce ad uno dei commilitoni di ripetermi il nome di "quello che non parla mai" e corsi da lui a prenotarmi. Più in là scoprii che molti anni prima era stato scelto esattamente per lo stesso motivo da uno dei pochi preti di cui avevo grande fiducia.

Naturalmente si trattava di un appuntamento settimanale: il seminario più di tanto non concedeva, dovevi "essere in crisi" (sottinteso: uno che vuole abbandonare il seminario ma non gli è stato ancora concesso) per vederlo più di una volta a settimana. Potevo teoricamente andare da lui in qualsiasi momento per le confessioni... bastava aver la fortuna di trovarlo. Così, nei mesi successivi, fui costretto a identificare un altro paio di sacerdoti affidabili che per un motivo o l'altro erano rintracciabili e disponibili a confessare senza far storie. Se già ti tocca aspettare mezz'ora davanti alla porta perché è "in riunione", e dopo ti dice "torna fra un'ora", e torni cinquantotto minuti dopo ed è appena entrato in un'altra "riunione", e dopo un'altra ora di attesa ti dice "torna domani", hai bruciato un pomeriggio e tutte le riserve di pazienza. E alla fine della fiera, anche con un parco confessori di tre unità, lo stesso era diventato difficile beccarne almeno uno libero quando avevo necessità.

Risultato? In diverse occasioni non mi sono accostato alla Comunione. Nessuno mi ha mai detto nulla in merito, ma dai sottintesi e dalle mezze allusioni capitate "per caso" nelle conversazioni delle settimane successive a tali eventi capivo di essere stato schedato come il Tremendo Peccatore Scrupoloso che in futuro nella Pastorale avrebbe potuto nientemeno che Evitare di Dire Messa a causa degli Scrupoli di Chissà Quali Peccati. Intanto i seminaristi miei commilitoni erano talmente "santi" da non aver mai mancato una singola Comunione... la tirchieria del vescovo (e degli Appositi Uffici di Pastorale Vocazionale da lui nominati) riguardo a confessori e direttori aveva automaticamente conseguito seminaristi capaci di auto-assolversi in qualsiasi circostanza.

L'esempio più clamoroso era un pretino (il cui solo nome mi tende i muscoli della gamba come a dare un calcione solenne in qualche deretano) che aveva comodamente equivocato un concetto teologico della "opzione fondamentale". Avendo lui effettuato tale "opzione" di non peccare, non si confessava mai. Neanche trent'anni aveva, quel pretino, e già era a tutti gli effetti un pastore protestante.

Naturalmente un seminarista che si autoassolve o che rinvia la confessione dei peccati a quando avrà tempo, una volta divenuto prete non avrà mica tempo da perdere in confessionale, e apporrà quel diabolico cartello del tipo: "Confessioni: il mercoledì mattina dalle 10:30 alle 11:30". Dopotutto chi è che in quell'ora non può stare in parrocchia per motivi di studio o lavoro? E alle povere anime che di domenica vengono prima della Messa a chiedere di confessarsi, risponde severamente: "Qui di domenica non ci si confessa", oppure - se è più generoso - dire: "Venite dopo la Messa, che ora non c'è tempo". Cioè fate prima la Comunione in stato di peccato mortale, dopodiché al termine della Messa aspettate che termini tutta la bagarre dei saluti e degli auguri e delle telefonate e quant'altro, e mentre il sagrestano chiude porte e finestre sperate ancora che il prete si ricordi di essere stato lui stesso a dirvi di tornare dopo la Messa e non vi dica "ora è tardi", "ora ho da fare", "ne riparliamo più tardi". È già tanto se vi accoglie nel suo "studio" facendovi accomodare di fronte alla sua scrivania, come un impiegato pubblico. (Sto ancora parlando di cose che ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie)

Un seminarista dovrebbe avere la possibilità di confessarsi ogni giorno e prima della Messa, più la possibilità - ogni giorno - di avere almeno cinque minuti col direttore spirituale. Come per la ruota di scorta dell'auto, è probabile che tali possibilità gli serviranno "ogni giorno" solo in certi periodi difficili di desolazione spirituale e in certi periodi di crescita spirituale. Ma sono necessarie. Il seminarista che non ha a disposizione ogni giorno tali beni finirà inevitabilmente a "far da sé" e a ritenere la confessione e la direzione emerite seccature. E questo spiega come mai oggi nelle parrocchie è diventato così arduo trovare un confessore fuori dagli orari esposti dall'apposito cartello.

martedì 7 agosto 2018

Quando introdussero la “Cazzata della Settimana”

Il seminario è un ambiente chiuso in cui le giornate ti vengono programmate come se avessero 48 ore ciascuna. Tutti diventano controllori dei propri pari grado e dei propri sottoposti. Si avverte palpabile l'arietta di delazione e i nervi tesi come corde di violino. Si percepisce con fastidio ogni più piccola novità: anche l'introduzione di una preghiera in più al termine della Messa diventa una mostruosa rottura di coglioni.

E che fai, ti lamenti di una preghiera? Ma voi seminaristi non dovreste pregare di più dei laici? Ti costa così tanto rimanere in cappella un minuto in più al termine della Messa?

La preghiera in questione era una di quelle merdose collezioni di intenzioni prefabbricate che tanto piacciono alle checche in vena di dare aria all'ugola e che sembrano un supplemento di preghiera dei fedeli. Ora, dopo la Comunione, a parte la benedizione conclusiva un cattolico vorrebbe il silenzio (se non per fare il ringraziamento, quantomeno per non abituare l'orecchio a pensare che il rumore successivo alla Messa sia prosecuzione del rumore della Messa - cioè per non abituarsi a pensare che la Messa sia noioso rumore). E invece ci sono anche gli stupidissimi avvisi ed il maledetto canto finale (una ricchionata scelta di volta in volta dal libretto frou frou dei canti in modo da farti banalizzare e dimenticare il Santissimo Sacramento), col checca-pretino che resta lì impettito in attesa dell'ultima strofa (guai ad accorciare il canto), e quando finalmente il coro imbecille di seminaristi attacca l'ultima strofa il pretino-checca finalmente si avvia verso la sagrestia.

Mi costò una fatica atroce permanere lì e cantare in playback senza sforzare troppo i muscoli della faccia (il playback poteva funzionare ogni volta che ero seduto tra due seminaristi che cantavano a gran voce, cioè quasi due qualsiasi). Ma un bel dì spuntò all'improvviso la novità supplementare per cui occorreva permanere ancora più tempo in cappella: era la Preghiera Aggiuntiva da eseguire qualche minuto dopo il termine del canto finale. Il gaio pretino usciva dalla cappella per sbarazzarsi dei paramenti-tendaggio e rientrare in cappella pochi minuti dopo, dopodiché il seminarista incaricato "avviava" tale Nuova Preghiera biascicando a velocità di moviola la Cazzata della Settimana (ogni settimana veniva proposta la cazzata da recitare ogni giorno).

Come se non bastasse, al termine di tale pagliacciata non potevi subito sgattaiolar via perché quel tipico gesto del perfido animatore (girare leggermente ma di scatto la testa e puntarti addosso quegli occhi iniettati di veleno) ti avrebbe marchiato a fuoco per tutto l'anno, e possibilmente dato origine ad un'altra di quelle pugnalate alle spalle nella relazione conclusiva a tuo carico. Dopo la recita dovevi aspettare un paio di interminabili minuti fingendo di meditare la Cazzata della Settimana, o anche più, almeno finché il perfido pretino (o qualcuno dei suoi più infoiati lecchini) non andava via.

Nessuno mi aveva avvisato della novità.

Così, il primo giorno della sua introduzione, come mio solito uscii dalla cappella subito dopo il canto conclusivo della Messa. Avvertii i pungenti sguardi accusatori degli altri seminaristi, forse qualcuno disse anche un sommesso "ehi!" per fermarmi. Mi accorsi di essere stato l'unico ad uscire dalla cappella, ma durante tutta la giornata nessuno mi parlò di quella novità della quale ero del tutto ignaro. Il secondo giorno me ne uscii (notando di essere il solo) mentre il pirla animatore aizzava una selva di sguardi accusatori alle mie spalle. Il terzo giorno, negli avvisi fastidiosamente onnipresenti prima della benedizione conclusiva della Messa, disse severamente che la "Preghiera" (cioè l'incensazione alla Cazzata della Settimana) doveva essere fatta "tutti insieme", non personalmente, e che andava fatta anche in caso di sua assenza... perché "così si è deciso". Notate l'uso abbondante di verbi in forma impersonale: "si è deciso" (chi ha materialmente deciso? non si sa: così "si è deciso", e basta).

Dopo pranzo, durante l'obbligatoria ricreazione/socializzazione da recitare in sala comune, ripeté l'avviso riguardante la Cazzata della Settimana: "tutti insieme", aspettandosi una mia risposta mentre mi fucilava con quello sguardo di inequivocabile odio (eh sì: come fai a non odiare qualcuno che non adora l'idolo che hai costruito?). Risposi candidamente che nessuno mi aveva detto nulla della preghiera (era la verità) e che non sapevo chi aveva preso l'iniziativa (era la verità). Soggiunse che la preghiera andava fatta "tutti insieme" perché "così si è deciso", sottolineando bene le parole. Caddi dalle nuvole: "chi è che l'ha decisa?" E lui, trattenendo a stento un urlo di rabbia, dichiarò: "l'ho decisa io" (il costruttore dell'idolo odia doverlo ammettere).

Quelle ultime parole mi fecero immaginare la solita riunioncina nella sua cameretta, dove qualcuno dei suoi lecchini (presumo quello soprannominato "la tromba") al solo scopo di essere ancor più lecchino avrà detto che tale Preghiera (della Cazzata della Settimana) è proprio Bella, Perché Non La Facciamo Tutti Insieme Ogni Giorno? E magari era proprio il momento in cui l'animatore aveva qualche motivo per dover accontentare i lecchini, chissà, magari come premio per qualche delazione, oppure come premio per essere zelantemente accorsi in sua compagnia ad alleviargli la noia (mica aveva corsi da seguire, mica aveva materie da studiare, mica aveva i turni di pulizie, mica doveva gestirsi autonomamente la biancheria...).

Con rassegnata calma gli risposi "va bene", ma non bastò per placare la sua ira funesta: mi ripeté infatti che si doveva rimanere "tutti insieme" in cappella, e se qualcuno non era intenzionato a recitare la Preghiera Aggiuntiva (della Cazzata della Settimana) "deve rimanere lì in cappella finché gli altri non l'hanno finita".

Ecco l'arietta che tira in seminario: ti caricano di attività fino a scoppiare, ti impongono preghiere idiote e canti da frocetto, ti obbligano a partecipare ad un incontrino con un gesuita la sera prima delle elezioni e il gesuita fa un'ora di predica per farci capire che bisogna votare a sinistra, ti assillano riguardo agli esami di teologia per poi infischiarsene dei risultati e ancor più dei contenuti eretici e insignificanti, e alla fine della fiera la tua vocazione viene giudicata su una delazione del tipo: "un seminarista lo ha sentito dire che". Il tuo percorso verso il sacerdozio rovinato dal tuo non aver recitato con entusiasmo la Cazzata della Settimana.

Dal giorno successivo applicai dunque alla lettera il Privilegium concessomi a Frocionis permanendo in cappella senza muovere le labbra durante la recita della Cazzata della Settimana, nonostante più volte me ne venisse offerto il Sacro Foglietto. La Messa terminava, il lunghissimo canto finale terminava, il pretino usciva verso la sacrestia, tutti seduti, all'improvviso tutti in piedi perché il pretino rientrava, e la voce nasale del trippone addetto all'avvio della ridicolaggine cominciava a biascicare seguito da tutti gli altri.

Preferii rimanere sempre in silenzio, non tanto in polemica coi furiosi cazziatoni inflitti a gente innocente che deliberatamente non era stata avvisata, ma perché avevo il fondato terrore che il pretino volesse approfittare dell'occasione della Cazzata della Settimana (con obbligo di "meditazione") per aggiungere qualche supplemento di Preghiere Spontanee dei Fedeli e possibilmente un supplemento di Omelia. Non ero l'unico, anzi, ero certo che prima o poi qualcun altro al posto mio avrebbe deciso che non se ne può più: era solo questione di tempo.

Infatti un po' di giorni dopo uno dei seminaristi (non il sottoscritto e non qualcuno altrettanto sotto tiro, ma qualcuno dei lecchini ufficiali) fece notare che il cerimoniale della Cazzata della Settimana stava ormai sottraendo otto-dieci minuti da quella preziosa mezz'ora che intercorreva tra la fine ufficiale della Messa mattutina e l'inizio delle lezioni, cioè quei trenta minuti in cui c'era da correre in camera a posare breviari e libretti dei canti, correre giù in refettorio per la colazione, correre in camera a lavarsi i denti e prendere libri e quaderni, e correre in facoltà per entrare in aula prima dell'ingresso del docente.

Sorprendentemente nel giro di qualche giorno il mormorio fece presa - ci voleva così tanto per accorgersene? - e non solo il biascicamento-moviola della Cazzata della Settimana fu accelerato a velocità di lettura, ma fu anche tollerata l'uscita immediata dalla cappella alla conclusione. In altre parole, la Preghiera Aggiuntiva era finalmente riconoscibile per quello che era: un inutile fardello calato addosso ai seminaristi nel momento in cui più hanno premura di andar via dalla cappella. (Lessons learnt: in seminario non vale il metodo della ragione, ma quello del "tanto peggio tanto meglio" - cioè se ti viene inflitta una cosa fastidiosa, sorridi come un cretino e accompagnala con zelo fino alle sue funeste conseguenze... i seminaristi in questione avevano finalmente assaggiato cos'era l'erosione di quei trenta minuti tra la fine della Messa e l'inizio delle lezioni).

Qualche mese dopo, a giugno, nell'ultimo giorno di seminario corse voce che il frocianimatore non sarebbe stato più tale perché aveva ricevuto un'accattivante nomina a parroco: il vescovo aveva evidentemente urgenza di tappare qualche buco nelle parrocchie, e le lamentele avevano tracimato dagli argini del seminario e quindi avvenne il tipico promoveatur ut amoveatur. E la Cazzata della Settimana non fu più pregata da nessuno.

La neochiesa postconciliare è impegnata ad eliminare le vocazioni mediante l'esclusione di qualsiasi aspirante al sacerdozio e l'inclusione di qualsiasi zelatore della recita di cazzate pseudoreligiose.

mercoledì 1 agosto 2018

Direttorio dei miei stivali

Ogni volta che per ubbidienza mi toccava leggere qualche patetico documento chiesastico, ubbidivo ma ne annotavo le espressioni più "cringe" e più patetiche, e quelle che mi facevano correre la mano alla fondina o desiderare di avere un lanciafiamme. Qui sotto, gli appunti - e relativa pagina - presi durante la lettura di un tremendamente lassativo "Direttorio liturgico‑pastorale". Fra i punti si notano questioni molto banali (come se la banalità avesse già stravinto), affermazioni particolarmente contraddette dalla realtà ("ministranti vivaio di vocazioni"...) e conferme di certi vizietti clericali.
6. In un contesto sociale e religioso fortemente segnato dall’individualismo… i Sacramenti… la loro celebrazione non  può avere carattere privatistico.
10. Non si può trascurare l’opera di evangelizzazione concentrandosi esclusivamente nelle celebrazioni liturgiche.
14. L’accolito… come ministro straordinario, distribuire l’Eucaristia ai fedeli.
19. Il gruppo dei ministranti… vivaio di vocazioni sacerdotali.
39. Si abbia la massima cura del decoro dell’altare.
40. Il tabernacolo… evidenziare la verità della presenza di Cristo e favorire l’adorazione del Signore realmente presente nel Sacramento dell’altare.
51. La musica registrata… non può essere usata durante la celebrazione liturgica.
56. Gratuità delle celebrazioni liturgiche.
76. I bambini siano battezzati nelle prime settimane di vita.
87. Non si differisca il conferimento della Confermazione oltre il sedicesimo anno di età.
100. L’Omelia… è bene che sia tenuta in ogni Messa con il popolo, anche nei giorni feriali… si eviti di ridurla a predica moralistica e si mostri, invece, che l’imperativo etico si radica nell’indicativo teologico.
102. Con l’Offertorio… vengono recati all’altare – ora, non  prima – il pane e il vino per il sacrificio.
107. Il valore dell’intenzione particolare non è legato a fattori esterni e marginali, come il “dire il nome”.
108. Ai sacerdoti si chiede… di avvalersi con molta sobrietà della possibilità di “dire il nome”… di non  farlo mai nelle domeniche e nelle feste di precetto.
128. I corsi di preparazione alla prima comunione abbiano la durata di almeno due anni.
140. Ricercatezza e sfarzo che provocano curiosità, senza favorire lo stupore contemplativo e adorante sono il contrario di ciò che sempre la Liturgia chiede.
194. Le musiche e i canti… non siano… occasione di distrazione o di esibizionismo per singole persone.
228. Vietato appendere soldi alle statue.