No, cari redattori del Giornale, non è una fronda: è un popolo che tiene più alla verità che all'esibirsi come tifosi del papa in carica.
Eravamo lo stesso popolo che in tempi di papato ratzingeriano difendevamo a spada tratta il papa. In realtà tenevamo - ieri come oggi - solo alla verità, e perciò parteggiavamo per il papa che la difendeva. Cioè per il papa che faceva tutto sommato il suo mestiere.
«Ora, riguardo alle cose di Chiesa qualcuno ha “imposto” una gabbia di interpretazione per cui tutto viene ridotto a “pro-Bergoglio” e “contro-Bergoglio”, e schiere di giornalisti vi si accodano volentieri. Così quando quattro cardinali hanno resi pubblici i Dubia presentati al Papa, in cui si ponevano questioni decisive per il contenuto della fede dei cattolici, sono stati immediatamente bollati – e da alcuni perfino sbeffeggiati – come “nemici” del Papa. Ottima tattica per evitare di discutere dei contenuti….».
Mi tornano in mente i tanti ricordi dell'epoca del seminario. Quando disprezzare Benedetto XVI era uno sport praticato quasi alla luce del sole. Quando non dimenticavano mai di aggiungere, ogni volta che si nominava il papa, che "morto un papa se ne fa un altro", che un successore potrebbe benissimo far piazza pulita del predecessore, che bisogna sempre adeguarsi al Vaticano II (cioè alla moda del momento nelle sagrestie), ossia avere il "coraggio" di fare un passo più avanti (nel senso di "in direzione opposta") rispetto a ciò che chiede il papa...
Mi torna in mente quel cretino di gesuita che contestò l'enciclica del papa dicendo, con una voce da frocio, "huuu, io non l'avrei scritta così, huuu, non andava scritta così, huuu".
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