Dopo l'attività obbligatoria in parrocchia, la domenica sera si rientrava in seminario, con l'obbligo di presenziare ai vespri alle 19. Tutti facevano in modo da rientrare per le 18:30-18:45. Così, poteva capitare che un po' di traffico o qualche altro piccolo intoppo ti facessero arrivare in ritardo e saltare i vespri (entrare in cappella a preghiera già iniziata era uno dei peggiori marchi d'infamia... qualora non si appartenesse al gaio cerchio magico. Meglio assentarsi e fare in modo da comparire subito dopo il segnale del si può uscire dalla cappella).
La domenica sera il perfido animatore era quasi sempre assente, per imprecisati (cioè fantasiosi) impegni di parrocchia e di diocesi, ma appena rientrato si informava subito presso i suoi lecchini lacché. I ritardatari sarebbero stati poi bersaglio del solito mobbing di quei sorrisetti, quelle mezze occhiatacce calibrate, quelle mezze allusioni nell'omelia al mattino... La prima volta sei dispiaciuto e vorresti anche scusarti (ma ti accorgi subito che chi si scusa si accusa e il sorrisetto di risposta non coincide col perdono ma col timbro di conferma di un nuovo capo d'imputazione), la seconda volta sei seccato, la terza volta avverti che il peso è già eccessivo: ma perché ce l'ha con me? Un peso perché vorresti liberartene, vorresti dire che con o senza pioggia c'era davvero traffico sulla statale, vorresti gridare che eravate d'accordo a partire mezz'ora prima ma uno dei commilitoni si è presentato all'appuntamento con più di venti minuti di ritardo, vorresti gridare che non siete gli unici ad aver tardato, vorresti fargli notare che lui stesso è il più ritardatario di tutti, vorresti fargli notare che in un anno di rientri della domenica sera lui è stato puntuale solo tre volte, e tu ritardatario solo quattro...
E invece no. Ti mette il marchio di ritardatario. Non potevate partire prima? Inutile tentare di dirgli che eravamo partiti almeno dieci minuti prima e che l'intenzione era di partire mezz'ora prima. Non potevate anticipare la partenza? Inutile fargli notare che è la stessa domanda di prima e che comunque se quattro o cinque seminaristi anticipano, può sempre capitare una piccola emergenza o un ritardo ad uno di loro che coinvolge gli altri della stessa macchina. Guai a far notare che anche altri seminaristi si presentavano in ritardo la domenica sera, talvolta persino dopo le 23, con improbabile messaggino o telefonatina che il gaio animatore, per gaio sentir comune, automaticamente perdonava, al contrario di te e gli altri che non erano del suo gaio club. Con quel suo sguardino tagliente, quelle allusioni durante l'omelia il giorno dopo, quel proclamare pilatescamente di dover prendere provvedimenti o di segnalarlo nella relazione di fine anno, oppure, peggio, fartelo sapere attraverso qualche commilitone preoccupato per te, riusciva a fartelo pesare.
Tutto questo non riguarda l'attitudine al sacerdozio, tanto meno la puntualità. Che tu abbia attitudine o no, ai formatori non importa un fico secco. Sei solo una riga in un foglio Excel, con una fila di fumose caselline da smarcare: pastoralità, puntualità alle prove di canto, dialogo, diocesanità, disponibilità... Dichiareranno che sei pronto per il sacerdozio quando avranno le caselline piene. E se risulti loro antipatico per un qualsiasi motivo - fosse anche la tua maglietta (non sto esagerando, non è una metafora), le caselline non si riempiranno mai.
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