Di più, il Summorum stabiliva che tutti i sacerdoti erano liberi di celebrarla. E la lettera di accompagnamento spiegava ai riottosi vescovi (non solo francesi) che «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso.» Avevamo finalmente diritto di cittadinanza nella Chiesa!
Il mattino dopo, come di consueto, accompagnai il priore a celebrare nella cappella del borgo la Messa delle otto. Stavolta, però, ero con talare, fascia e saturno d'ordinanza. La mezza dozzina di nonnette del borgo, nel vederci camminare per le stradine abbigliati "come una volta", faticavano a non sorridere di contentezza. (La mazzata sarebbe stata solo per i vanesi che adoravano sfoggiare la talare solo quando c'era da farsi notare, ma che negli altri momenti preferivano un abbigliamento da debosciati a cui si è guastato il climatizzatore).
Non ebbi molte altre occasioni di girare in talare fuori da un contesto liturgico. Ma quell'8 luglio fu speciale, perché quel giorno girare in talare lanciava l'inequivocabile messaggio: "non siamo più dei paria, non siamo più quelli «sbagliati»: ciò che per le generazioni anteriori era sacro...".
Poco meno di sei anni dopo ci ritrovammo il catastrofico papa Buonasera. Confidai ad un amico di cui ho sempre avuto grande stima le mie primissime perplessità. La sua reazione fu spropositata: mi chiese polemicamente "ma mica crederai che Francesco voglia proibire la Messa tridentina?!" A domande del genere si può rispondere solo con brutale sincerità: "sì", gli dissi, ma prima che potessi spiegare per sommi capi come avessi maturato tale timore, mi spinse il braccio con disappunto dicendo "ma va', esagerato".
Mi piacerebbe ricordargli quel momento, viste le voci sul drammatico giro di vite in arrivo nei prossimi giorni contro la liturgia tradizionale. Mi chiedo senza alcuna ironia se domenica prossima rischi di essere l'ultimo giorno in cui posso ancora assistere senza troppi problemi alla Messa tridentina. Mi verrà tolto "diritto di cittadinanza" nella Chiesa? La domanda non è peregrina, visto che la nefanda Traditionis Custodes del 16 luglio 2021 proibisce ai nuovi sacerdoti di celebrarla. Un documento ha tolto loro la "cittadinanza", così, senza motivo (e solo chi vuol prenderti in giro ti dirà che il motivo è descritto in quelle prime righe sui "custodi della tradizione").
Fin dagli inizi, il papa Buonasera non ha mai smesso di deluderci, umiliarci, calpestarci. Come se fossimo non gli agnelli e le pecorelle affidati al buon pastore, ma l'errore da estirpare, il fastidio di cui egli si vorrebbe liberare. Nei primi mesi, quando si venne a sapere che sarebbe andato a Caserta, i cattolici della zona - a cominciare dai vescovi - ne implorarono umilmente la presenza, pronti a osannarlo "a prescindere", ma Bergoglio aveva premura solo per uno sconosciuto pastore protestante (sedicente "evangelico") e non sembra certo per invitare quest'ultimo a rinnegare l'eresia.
Così, nei loro comodi salotti i kattoliconi dalla pancia piena si cimentarono tutti nel nuovo sport dello scovare immaginarie strategie comunicative bergogliane, del giustificare il caratterino argentino fingendo che "un papa maleducato è pur sempre un papa", dell'inventare sempre nuovi alibi per far sembrare accettabili quelle esternazioni che sotto sotto sbigottivano anche loro... e, per i nomi più famosi, sperare che la randellata del giorno fosse sempre per qualcun altro. I blogger kattolici che prima si crogiolavano nel ripostare gli interventi ratzingeriani trovandoli puntualmente "bbbbellissssimi", ora arrancavano a mettere insieme paginette che sembrassero altrettanto entusiaste per la propria vita di fede. A poco a poco si ritirarono quatti quatti su altri argomenti: meglio discettare di qualcosa di tradizionalmente cattolico che il Bergoglio non ha menzionato (cioè non ha deturpato), così da poter far finta di non aver sentito la gesuitica stronzata del giorno. E quando El Jesuita la sparava veramente grossa - come ad esempio quel mefitico Amoris Laetitia o quel "chi sono io per giudicare?" - bastava assentarsi qualche giorno dal dibattito, fingere di non sapere che i furbetti non aspettavano altro che una nuova dose di ambiguità interpretabili a 360°, e lasciare che i titoli di prima pagina della cronaca ecclesiale si occupassero di altro. (Il nome di questo blog ricorda una di quelle sparate, «perché non si può difendere il Corpo di Cristo offendendo il Corpo sociale di Cristo». Con l'allusione blasfema del porre il Santissimo Sacramento sullo stesso piano dei fedeli).