Volevo solo ricordare il nome di una chiesa, e son finito nel rabbit hole dello sfogliare l'annuario diocesano online vedendo che fine hanno fatto i miei compagni di seminario, i preti che mi hanno perseguitato, e quelli che andavano per la maggiore. C'è ancora listato qualcuno che nel frattempo ha gettato la tonaca (mai indossata) alle ortiche. Anzitutto quel soggetto pieno di sé, portato come esempio dal rettore, che più volte credette utile rampognarmi, oggi sposato, onnipresente in attività diocesane, dal mestiere incerto.
Un altro è parroco, e a febbraio 2025 il sito della sua parrocchia è ancora fermo alla richiesta di un "Green Pass Rafforzato e la Mascherina FFP2". Un altro ancora, dei più mormoratori e presuntuosi, assurto a incarichi diocesanamente prestigiosi. E poi un altro di quelli che avevano lasciato il seminario per fidanzarsi, dopo pochi anni rientrava con tutti gli onori del figliuol prodigo, salvo poi gettare la tonaca (mai indossata) alle ortiche per sposarsi. E quello che minacciava di farsi venire la crisi sacerdotale se non lo avessero promosso a una parrocchia di maggior prestigio, taac!, promosso. Quell'arrogante che primeggiava per ignoranza e faciloneria ha scritto un libro, rimediando un bizzarro incarico fuori diocesi.
Uno dei migliori preti della diocesi, ignorante e facilone ma non arrogante, chiacchierato perché giocava i numeri al lotto, la vocazione ce l'aveva. Celebrava, confessava, provava fastidio per le troppe chiacchiere da bar, per l'invadenza dei laici, per i noiosi raduni del clero. Ebbi a che fare con lui solo una volta, gli chiesi di confessarmi poco prima di una processione, neanche un minuto dopo mi amministrava l'assoluzione, eppure di cose da fare ne aveva. Avrei voluto essere come lui, un prete di campagna coi suoi difettucci, uno di quelli che se gli chiedi di confessarti non reagiscono peggio che se gli avessi chiesto un botto di soldi.