martedì 9 gennaio 2018

Quella comunità che non va bene...

È davvero così difficile accorgersi che qualcosa non va in una comunità?

Episodio.

Dall'estero giunge questo sacerdote che avremmo dovuto ospitare per un giorno. Per un grave ritardo dei mezzi pubblici arriva verso le 12:30, dopo sette ore di viaggio e senza colazione. Sono in casa solo due novizi perché l'altro novizio passerà tutto il giorno nella facoltà teologica e il priore è fuori casa non si sa dove.

Il gaio novizio lo fa accomodare in sala da pranzo e lo intrattiene con facezie: sa, ieri ho letto per caso una frase del Fondatore, oh, ma com'è spirituale, com'è pregnante! Sa, io sono anche l'incaricato della sagrestia. Sa, la settimana scorsa si è sposato mio cugino, e il menu prevedeva questo, quello, quell'altro cotto così, quello brasato, questo alla cacciatora, più quello alla brace, quell'altro...

Il secondo novizio, essendo eterosessuale e normale, poco prima delle 13 nell'avviarsi verso la sala da pranzo si accorge che qualcosa non quadra: il turno di cucina spettava al gaio frou frou, che invece sta torturando l'affamato sacerdote con la descrizione di un pranzo luculliano. Non potendo cazziare il frocetto di fronte all'ospite, procede a rassettare la cucina, a cucinare un po' di pasta e quindi ad apparecchiare. L'ospite chiede a quest'ultimo, con una certa ansia, a che ora tornerà il priore (in realtà stava chiedendo a che ora si mangia). Il gaio finocchio si autoincarica subito di rispondere che a causa di un Servizio Importante e Urgente il priore è fuori e tornerà appena possibile. Il novizio etero evita di aggiungere altro, sia per non dare all'ospite qualche brutta impressione, sia perché non può dirgli che il priore aveva solennemente proclamato che prima delle undici - ora presunta di arrivo dell'ospite - sarebbe rientrato.

Sono ormai le 13:30 e si può mettere in tavola. Per umana pietà il novizio etero dice all'ospite: al priore non dispiacerà se ci mettiamo a tavola adesso, lei ha fatto un lungo viaggio... Il giovin culattone lo interrompe dicendo che il priore rientrerà a momenti (aggiungendo tortura su tortura al povero sacerdote ospite). Il novizio normale lo ignora e porta in tavola, scusandosi con l'ospite per la scarsa qualità del pranzo, "purtroppo oggi è un po' un'emergenza". L'ospite fa la benedizione davanti a quella pastasciutta e quel formaggio con una gratitudine al Signore particolarmente commossa e sincera. Il gaio culandra sbaglia una delle formule di risposta, poi addenta per primo.

Dopo le 13:45 finalmente rientra il priore, entra in sala da pranzo senza passare per la cucina e dopo gli enfatici salamelecchi all'ospite procede a cazziare il seminarista etero davanti agli altri: tutto qui quello che hai preparato? Non potevi cucinare anche un po' di secondo? Questa pasta è cotta male! In cucina poi hai lasciato un tal disordine! Va ripulita da cima a fondo! - Nel frattempo il gaio novizio frocetto riprende la sua recita: stamattina ho letto una frase del fondatore, che ora però non ricordo, oh, ma com'era arricchente! - E il priore amorevolmente soggiunge: sa, lui è il nostro responsabile di sagrestia e lo scorso Natale ha preparato un bel presepe che è molto piaciuto ai nostri parrocchiani...

Il novizio etero incassa le bastonature in silenzio e senza tradire emozioni, poi dopo la preghiera conclusiva comincia a sparecchiare, mentre il priore e il suo gaio novizio si intrattengono affabilmente con l'ospite. Quando ha quasi finito di sparecchiare, il priore gli si rivolge severamente e dice: alla cucina ci penserai dopo, ora prepara subito la camera per l'ospite, vai, ve l'avevo detto, su! - E rivolgendosi al novizio gay: finisci tu di sparecchiare. Il frocetto toglie la tovaglia, che era l'ultima cosa rimasta, la butta su un mobile in cucina e torna a far salotto dall'ospite. La camera per l'ospite era già pronta, ma bisognava comunque dare a vedere di star preparando qualcosa.

Ora, l'ospite non poteva sapere che il turno di cucina era del frocetto. Non poteva sapere che il priore era in ritardo ingiustificato di tre ore. Non poteva sapere che all'una un volenteroso si è messo a lavar le pentole e poi a cucinare mentre un pelandrone sosteneva giulivo di aver letto non si sa quale frase del Fondatore. Ma almeno era in grado di notare la differenza di trattamento tra il novizio ricchione e il novizio etero. Avrebbe potuto denunciare la situazione al superiore generale. Anche solo per metterlo al corrente con discrezione. È impossibile che una vocazione sana riesca a fingersi un frocetto capace solo di parlare del più e del meno e di aspettare di essere servito e di avere come ubbidienza una cosuccia di soli due secondi. È impossibile che un pelandrone si dia da fare - e con delicatezza - mentre il frocetto cerca di far salotto, per poi vedersi massacrare dal priore che procede poi a incensare ripetutamente il frocetto parlante. Ed è impossibile che riguardo a quella comunità il superiore generale si senta dire queste cose per la prima volta.

Alcuni mesi dopo, per decisione del priore e col consenso del superiore generale, il novizio etero che non aveva mai disubbidito fu mandato via in qualità di "disubbidiente".
Ma sì, cari cattolici desolati, continuate a pregare per le vocazioni, continuate pure a battervi il petto desolati per lo sfacelo del clero e specialmente dei preti giovani, continuate pure a restare amaramente sorpresi tutte le volte che avete a che fare con preti inetti, ambiziosi, omertosi, spreconi, arroganti, eretici, scandalosi, culattoni conclamati... Il Signore vi ascolta e le vocazioni le manda, sì, ma è la lobby dei chierici ricchioni a distruggere accanitamente quelle non frociazze. E non c'è scampo: la grazia di Dio non è una bacchetta magica che sforna un sacerdote a dispetto dell'ostilità dei suoi formatori.
Ed è inutile autoconsolarsi dicendo che provvederà la Provvidenza e contemporaneamente lasciare sempre carta bianca a coloro che portano al sacerdozio solo le pessime vocazioni. È come dire che la Provvidenza non farà entrare i ladri in casa, e lasciare la porta di casa spalancata quando si va via.

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