Sono reduce da un incidente stradale di quelli che non dovevano accadere, per fortuna senza conseguenze gravi, ma ancora dolorante. A letto, quando faticavo a prender sonno (e a trovare una posizione non dolorosa), mi tornavano in mente tante cose da aggiungere su questo blog. Tra cui questo dialogo, avvenuto davvero, ma che riporto in prosa più estesa altrimenti risulterebbe incomprensibile:
"Dove vai?"
"A far colazione che fra 20 minuti c'è lezione..."
"Non puoi, dobbiamo recitare le $Preci $Bislacche"
"Ma l'ora di preghiera è già finita (e abbiamo pure fatto gli straordinari coi canti)..."
"Non è finita, perché ancora non abbiamo recitato le $Bislacche"
"Non sapevo..."
"La comunità ha deciso che vanno recitate comunitariamente"
"La comunità? Cioè? Io non sono comunità? Chi l'ha deciso?"
"Si è presa la decisione tutti insieme, è una decisione comunitaria, perciò tutti insieme dobbiamo..."
"Un momento: anch'io faccio parte della comunità ed è stato deciso tutto senza di me"
"È una decisione della comunità"
"La comunità 'chi'?"
"L'ho deciso io per la comunità"
"Bastava dirlo subito..."
"Da oggi non si può uscire più dalla cappella senza aver prima recitato le $Bislacche, se non ti va bene puoi rimanere in silenzio durante le $Bislacche, ma non puoi uscire dalla cappella finché non sono state completate"
"Va bene"
E fu così che mi toccò sopportare il Prolungamento del Prolungamento dell'ora di preghiera, inteso a ridurci il più possibile il tempo per la colazione, e a fomentare la sindrome di Stoccolma nei miei commilitoni.
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