giovedì 16 ottobre 2025

Qualche altro episodio del Superiore Soggiogato di cui parlavo ieri...

Tante volte mi son sentito consigliare: "beh, basta ubbidirgli, assecondarlo quel tanto che basta, no?"

No.

Quando il superiore della comunità è dell'altra sponda, le sue valutazioni e le sue azioni saranno inevitabilmente influenzate dalle sue invidie, attrazioni, gelosie, dai suoi amichetti della stessa sponda. E soprattutto dagli alti e bassi del suo paggetto preferito. Ti accorgi che non sei più in formazione: sei in modalità sopravvivenza. Sei sempre sul chi va là, sei sempre in tensione perché non basta mai assecondare l'assecondabile. E non basta mai incensare il paggetto.

Durante una riunione dei pezzi grossi in cui si doveva decidere anche della mia vocazione, il superiore proclamò: "come dice Paggetto, a Corposociale non gliene importa niente della nostra pastorale". Facendo proprio i nostri nomi. "Come dice Paggetto". A riferirmelo fu quel sacerdote che dopo la settimana di "sospensione" del paggetto aveva capito l'andazzo (e preso la decisione di scapparsene per farsi incardinare nella diocesi di origine).

Dunque la voce più autorevole sulla mia vocazione era l'opinione invidiosa del paggetto, Figliuolo Prediletto del Superiore. "Come dice Paggetto": voce del sen fuggita poi richiamar non vale... O forse, addirittura, era voluta, era solo un modo per mandare un messaggio gradito al Paggetto: quando a quest'ultimo sarà stato riferito (le voci corron veloci) che il superiore aveva detto "come dice Paggetto", si sarà sentito adulato e coccolato, si sarà sentito riconosciuto come importante e giudizioso.

Ma ciò non toglie che ogni luna di traverso del Paggetto influisce drammaticamente sul cosiddetto discernimento delle vocazioni. 

Il Paggetto si lamenta che sono stato fuori tutta la giornata per una faccenda non rinviabile? Il superiore mi chiama in disparte per intimarmi di cessare immediatamente tali situazioni (nonostante in precedenza mi avesse comunicato che per decisione del consiglio mi sarebbero state accordate per mie necessità quelle sporadiche uscite da dopo le lodi a prima dei vespri). 

Per il montaggio di due lampadari il Paggetto si lamenta di essere stato aiutato solo dal portinaio? Il superiore il giorno dopo fa montare gli altri nove lampadari a me, da solo. Il Paggetto si va lamentando dal superiore che non lo abbiamo incensato abbastanza? Il superiore ci convoca per dirci solennemente che dobbiamo essere più vicini al Paggetto, parlargli di più, non lasciarlo solo, poverino, bisogna stargli accanto... Il Paggetto, per dare aria alla lingua, dice: "non vedo mai Corposociale a messa" (della serie: il bue che dà del cornuto all'asino), e il superiore cosa fa? Un controllo fiscale su quante e quali messe vedono la mia presenza (controllo proseguito fino a che son rimasto lì: chiedeva perfino al sacerdote più anziano se il sottoscritto avesse partecipato alla sua messa). Inoltre mi comandò di servire, alla domenica, almeno due messe.

Il rapporto ambiguo col Paggetto, insomma, rende il superiore incapace di fidarsi dei sottoposti (e dunque incapace di guidare, incapace di educare), oltre che incapace di rispettare la parola data. Prima promette il noviziato per una certa data, poi fa finta di niente, poi rinvia, rinvia, rinvia... alla mia battuta scherzosa che avevo fatto una figuraccia coi miei per il mancato rispetto della data di accettazione in noviziato, trovò delle scuse miserabili per dire che dopotutto per lui eravamo già "ufficiosamente" novizi.

Un caro amico prete a cui raccontavo queste cose mi disse di pazientare, resistere, pazientare, ubbidire, pazientare... e che così sarebbe passato il tempo fino agli ordini sacri. Ma davvero?

Il tempo non passa mai quando il superiore è imprevedibile, aleatorio, ora vuole una cosa, tra un minuto la vuole in modo diverso, cinque minuti fa la voleva in un altro modo ancora. Tagliare l'erba? Spostare giù i mobili? Anzi, no, spostare su. Anzi, al piano di sotto. Anzi, due di qua e quattro di là. Anzi, no, questo e quest'altro possono ancora servire. (Ripetere la sequenza per materassi, pentole, piante, sedie, qualsiasi cosa ingombrante). Anzi, "portiamo tutte le piante su perché qui in chiostro prendono poco sole. Qui guarda cosa hai combinato! Ma non vi posso proprio affidare un compito, io! Orologio alla mano, bastavano quattro o cinque minuti! Ti avevo detto di fare quelle cose, te le avevo anche scritte, ma tu hai fatto poco e niente" (tutto assolutamente falso: avevo fatto del mio meglio, ma il superiore doveva pur mostrare al suo Paggetto di avermele cantate a dovere).

Magari qualcuno sarebbe ancora tentato di pensare che si tratta solo del solito calvinismo idiota dei formatori che pensano che la vita spirituale debba consistere in un ossessivo iperattivismo di faccende di casa e di sacrestia (comprensiva di umiliazioni inflitte ai sottoposti), roba da altisonante libello devozionale seicentesco. Ma dopo tanti mesi di assillo crescente, non riuscivo più a crederci. I primi tempi portai in omaggio una bottiglia di liquore. "Puf, è acquetta", disse schifato davanti a tutti. Ci riprovai con qualche altro regalino più di marca, ottenendo reazioni identiche. Non portai più nulla. 

Durante una messa della domenica vide che facevo fatica a rialzarmi (ceroferaio, ero inginocchiato e incespicavo nella talare): mi guardò con fastidio, come per rimproverarmi davanti a tutti, dicendo con quella voce tagliente: "su, su!". All'inizio di un'altra messa domenicale, vide che a portargli l'acqua santa fu l'altro chierichetto. Sbottò con livore, urlandogli a mezza voce (ma anche il popolo avrà sentito): "ma Corposociale non fa mai niente!?!?"

Quando il superiore è soggiogato da un Paggetto, finisce per andare in conflitto anche con la realtà.

Episodio 1. Cenando, si accorge che è finita la frutta (capirai che tragedia), e strepita con voce stridula:
Lui: "ho sempre detto che la spesa bisogna farla grossa, comprare cose per 20 giorni, per un mese! cos'è questa roba, per una settimanina?"
Io (timidamente): "ma se con la spesa fatta lunedì abbiamo riempito il frigo e non c'era più spazio...!"
Lui: "no! bisogna fare la spesa per un mese, e nel frigo mettete le cose in modo che c'entrino tutte!"

Episodio 2. All'ultimo momento si ricorda che manca un armadio.
Lui (stridulo e perentorio): "ci vuole un armadio nella stanza ospiti; prendi quello dalla stanza a fianco e spostalo lì".
Io (timidamente): "è troppo grande, ho già misurato, non si può".
Lui: "sì, ma in quella stanza ci vuole un armadio; lo prendi e lo sposti lì, che ci vuole?"
(mezz'ora dopo)
Io (timidamente): "come già dicevo prima, ho provato e non c'è verso di farlo entrare, vede? O sfondiamo il muro, o sfondiamo l'armadio..."
Lui (seccato): "dopo, vediamo dopo!"
(sparisce, per riapparire poi la mattina dopo)
Lui (isterico): "non bisogna fare le cose a metà: hai lasciato l'armadio nel corridoio! Le cose si devono esattamente come dico io! Esattamente come dico io! Guarda! Qui c'è polvere! Dà subito una ripulita!"

Episodio 3: durante il pranzo ha il barbaro coraggio di telefonare alla signora che viene da noi qualche volta a cucinare... per rimproverarla che a tavola il secondo piatto gli sembra "carne riciclata da ieri!" (non era vero).
L'altra volta l'aveva rimproverata perché l'acqua con cui aveva cotto il riso non era stata riciclata per cuocere qualcos'altro (sic).

Alla signora della cucina aveva stampato un menu settimanale ("una dieta presa dal sito di Donna Moderna": testuali parole del superiore, pronunciate col tono di chi pensa di aver risolto un grosso problema col minimo sforzo) su cui lei era tenuta ad adeguare i pasti. "Ma qui cosa c'è scritto?" chiede bizzoso alla signora. La quale obietta timidamente che riso a pranzo e poi riso in bianco a cena (da mettere nel brodo) non è proprio il massimo della vita (specialmente quando questa operazione è comandata sia di mercoledì che di sabato), e che certe cose in frigo non si potevano congelare dopo averle scongelate: andavano cucinate e consumate. E lui insiste: "ma come glielo devo dire? Lei deve fare esattamente come sta scritto qui! Ma allora non mi spiego? Qui nessuno capisce quello che dico? Quando dico una cosa, voglio che sia fatta quella e basta".