"Ma tu non puoi scrivere un libro?", mi ha chiesto qualcuno. Il materiale c'è, sì, ma dovrei mettere in ogni pagina un disclaimer: racconto queste cose solo per far notare fino a che punto certe devianze possono progredire, da parte di gente che ogni giorno eleva l'ostia e il vino. Ma poi... avrebbe davvero senso un libro? Raggiungerebbe forse più anime il messaggio del "non fidatevi di chi calpesta le vocazioni, non fidatevi di chi riduce il sacerdozio a un mestiere, non fidatevi della mentalità vaticansecondoide"?
Nelle case di formazione in cui sono stato ho osservato un pattern un po' troppo frequente: il rapporto ambiguo tra il formatore (o superiore) ed uno dei sottoposti, il suo paggetto preferito (solitamente un giovine efebo arrogante e pieno di sé, sprovvisto di vocazione e spesso anche di intelligenza, ma che sogna di far carriera ecclesiastica per fare il cosplay del monsignorino e per campar di rendita vendendo chiacchiere pseudoreligiose). Le paturnie di quest'ultimo hanno spesso messo nei guai le vocazioni più sane o l'intera comunità.
Ho scorto lo stesso pattern anche in piani più alti - come in una certa diocesi in cui il vescovo stravedeva, ma proprio stravedeva, per un certo pretonzolo (uno charming man), al punto di accontentarlo in ogni modo e favorire tutti gli amichetti di quest'ultimo, scatenando guerre su guerre nel clero diocesano, proprio quelle che si sforzava continuamente di ricomporre ma senza mai trovare una soluzione non abbastanza gradita alla cricca di charming priest ed amichetti vari).
Non è neppure necessario che l'efebo abbia un qualche charme, poiché il legame ambiguo può iniziare in altri modi. Può capitare che un pretino venga spedito in un posto lontano per allontanarlo da certi scandali frù frù. E in quel posto, dovendo ripulire e risistemare un po', trovi come unico volontario un gaio efebo locale, maggiorenne perditempo in attesa che la vita gli regali grandi sorprese. E che la calura dell'estate li faccia ritrovare un po' più promiscui di quanto necessario a ripulire un ambiente semiabbandonato. E se anche non fosse successo nulla di effettivamente peccaminoso, il pretino si ritrova da quel momento "vincolato" all'efebo paggetto, in una sorta di ricatto non scritto che suonerebbe così: "se non gli darò sempre la massima importanza, potrebbe rivoltarsi contro di me e raccontare tutto in giro... ma se lo accontenterò e sorprenderò sempre positivamente, potrebbe essere lui a prendere iniziativa sоdоmitica e concedersi ancor di più".
E magari il superiore, appena messo piede per la prima volta nella struttura, il primo obiettivo che si era posto era proprio quello di procurarsi un'amicizia particolare.
Con o senza fisicità, dunque, si configura quella tipica penosa situazione in cui il pretino vive al servizio di tale squilibrato rapporto, anche se le apparenze esterne sembrassero di "prete che fa il suo dovere all'altare, in confessionale, in comunità, nella formazione". Il fatto che l'amante (trattato come tale) prenda rapidamente gusto ad averla sempre vinta, aggrava la situazione. Il fatto che il paggetto sia giovane (e cioè - secondo la bacata testolina del pretino - più facilmente manipolabile), è un ulteriore aggravarsi. Non è un caso che i preti vengano scelti non solo fra coloro che vogliono già vivere il celibato, ma anche virili, senza pendere verso amicizie particolari.
In un caso notai che il superiore e il suo paggetto avevano lunghe conversazioni anche a notte fonda, ovviamente nella cameretta del superiore. La prima volta che capita puoi ancora pensare che il giovinotto abbia un grosso scrupolo sulla coscienza e che il superiore sia sufficientemente incauto da riceverlo in camera. La seconda puoi ancora pensare che ci sia qualche grosso dolore o problema spirituale irrisolto e urgente. Ma verso la quinta cominci a capire che il rapporto fra quei due non è equilibrato. E che il superiore è sufficientemente soggiogato da infischiarsene persino del fatto che gli altri si accorgano di tali visite. E cominci anche ad agire in modo da non tentare di scoprire neppure accidentalmente se il paggetto abbia pure dormito nella cameretta del superiore.
In un altro caso notai che il superiore (non quello di cui sopra), durante pranzi e cene in cui era presente, praticamente rivolgeva la parola solo al suo paggetto, scherzosamente, gentilmente, amorevolmente. Di quando in quando rivolgeva la parola anche a noialtri, ma solo per puntualizzare, per riversare qualche severo giudizio (magari fulmine a ciel sereno), per comandare qualcosa di fastidioso, per chiedere (con tono accusatorio) se avessimo fatto questo o quello.
Un po' di mesi dopo il paggetto diede in escandescenze in chiesa. Era furente, probabilmente perché io e un altro eravamo stati finalmente ammessi al noviziato (verbalmente, con mesi di ritardo rispetto a quanto ci era stato promesso), e lui che era lì da più mesi di noi no (sospetto che il superiore non abbia trovato modo di "promuoverlo", trovandosi contro tutti gli altri che avevano un minimo di voce in capitolo, e che abbia inventato chissà cosa per indorargli la pillola, senza successo).
Nel prendersela con noi urlò "i preti son tutti ricchiоni!", e afferrò alla gola l'altro novizio, che riuscì a divincolarsi e scappare (la scenetta avvenne in chiesa, vista con sgomento anche da alcuni fedeli locali).
Pochi minuti dopo io e quest'ultimo riportammo al superiore l'evento. Ci ascoltò in silenzio, con una faccia funebre, senza commento.
Due giorni dopo il superiore ci comunica ufficialmente che il paggetto aveva ricevuto una settimana di sospensione (pensavate che un gesto violento come quello fosse di impedimento a qualsiasi carriera ecclesiastica? beh, vi sbagliate: lo sarà solo per la gente normale, non per i paggetti figliuoli prediletti).
Non ci volle molto a scoprire che la "sospensione" era consistita in una settimana di vacanza pagata presso gli amichetti del superiore, in zona piuttosto turistica. E al trionfale ritorno, in cui non si stancava mai di raccontarci di tutti i gesti turistici fatti, ebbe come bonus un supplemento di due mesi di formazione (sottinteso: preludio al noviziato), contrariamente alle decisioni del consiglio (ed infatti uno dei preti partì a sua volta per una "vacanza" e lasciò la comunità per farsi incardinare nella sua diocesi di origine).
Della settimana di "sospensione" turistica presso i pretazzi amici del superiore, il paggetto ebbe anche l'ardire di raccontarci di essersi ubriacato al punto da non ricordare più nulla. Immediato giunse l'allegro e sorridente commento del superiore: "uuh, quindi se ti avessero viоlеntato..."