lunedì 11 agosto 2014

Pascere e confermare nella fede

Con Montini ci si vergognava di dirsi papisti.

Con Luciani non ci fu tempo per assumere una posizione.

Con Wojtyla, per nascondere l'imbarazzo, si poteva dire "ma questo papa è molto amato".

Con Ratzinger, nonostante le ombre, finalmente ci si poteva addirittura darsi per tifosi del papa.

Con Bergoglio ci si vergogna di nuovo.

Il fatto è che nella rovinosa epoca postconciliare i papi hanno fatto e detto tante cose che non erano necessarie (spesso nemmeno utili, e in diversi casi perfino dannose), anche se non si può accusarli di ogni danno: sono stati come una banana in un convegno di scimmie (le scimmie sono cardinali e vescovi - e non solo in senso metaforico).

Alla domanda "tu sei seguace di quello lì?" oggi occorre faticosamente spiegare che il papa non "fa" la Chiesa, ma la deve solo pascere, deve solo custodire il deposito della fede («e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli»). Il di più è superfluo e possibilmente dannoso. Così come è dannoso e superfluo ostentarsi papisti (o antipapisti) sulle faccende che non riguardano strettamente né il pascere né il confermare nella fede.

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