domenica 3 agosto 2014

Quando il superiore fa le bizze...

«Come abbiamo visto, Bergoglio è uno che pesta i piedi, che fa le bizze; uno che i suoi collaboratori più vicini faticano a trattenere dal fare gesti offensivi o follemente impulsivi – come quello di andare a trovare l’amico di Caserta che lo ha infatuato, infischiandosene dei cattolici e del loro vescovo. È uno soggetto ad arrabbiature e a dar punizioni sotto l’impulso della rabbia; che agisce o perché gli salta il ticchio oppure per ripicca, per far dispetto; che se la lega al dito, che si vendica; uno soggetto a simpatie ed antipatie irrazionali, ma imperiose; è uno che finge malattie improvvise per mancare ad appuntamenti importanti con gruppi di credenti; un maleducato che mortifica il prossimo (se gli è antipatico) e che si assoggetta in modo umiliante a chi gli va a genio... in una parola, è uno, a dir poco, con gravi difetti di carattere. Che dà segni di squilibrio mentale, privo di senso delle proporzioni e di attenzione al prossimo, che non si vergogna di mostrare i suoi gravi difetti di carattere, o non sa né vuole moderarli. Uno che sovverte alla leggera l’insegnamento dei suoi predecessori, che mette tra parentesi come un fastidio la dottrina bimillenaria della Chiesa....»

[Blondet 29 luglio 2014]

Se al posto di "Bergoglio" metto il cognome di uno dei rettori, prepositi, priori, superiori e vescovi cui dovevo ubbidienza negli scorsi anni, posso ugualmente sottoscrivere quelle parole, una per una.

La loro principale caratteristica comune era infatti il considerare le vocazioni non col commosso e grato stupore di chi riconosce possibili nuovi operai per la messe del Signore, ma esclusivamente dal punto di vista organizzativo della loro comodità e delle loro piccinerie. Capaci di gesti di insana generosità nei confronti dei loro prediletti, esigevano l'impossibile da chiunque non fosse il loro prediletto preferito. Soggetti ad arrabbiature (ben mascherate dietro i sorrisetti di circostanza), distribuivano punizioni sotto l'impulso della rabbia (in genere ben mascherate dietro "incarichi" inutilmente umilianti, inutilmente faticosi, inutilmente urgenti).

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