venerdì 10 agosto 2018

Educati ad autoassolversi, si stuferanno di confessare

In teoria: il seminarista deve avere un direttore spirituale e un confessore, entrambi accessibili ogni giorno (dopotutto quando vai in giro in auto non è che lasci la ruota di scorta in garage), e devono essere uomini di fiducia del seminarista.

In pratica: nei seminari e nelle comunità religiose si è già fortunati se lo stock di direttori spirituali e confessori corrisponde ad un singolo soggetto che è già tanto se si fa vivo uno o due pomeriggi a settimana. Vorreste mica che i vescovi investano nella formazione dei seminaristi anche da questo punto di vista?

Il primo risultato immediato è che il tipico seminarista riduce la confessione a qualcosa del tipo: "una delle attività del mercoledì pomeriggio"; quindi riduce a qualcosa del tipo: "il mercoledì pomeriggio se c'è tempo"; e rapidamente a qualcosa del tipo: "il mercoledì pomeriggio se proprio ti va". I miei compagni di seminario, salvo rare eccezioni, il tempo per confessarsi lo trovavano solo nelle grandi occasioni - cioè quando dovevano far sapere ai superiori di aver compiuto anche l'attività facoltativa. Non solo mi meravigliavo di quanto poco spesso si confessassero i miei commilitoni di seminario, ma avevo una fitta lancinante nel vedere che quelle perfide vipere che fino ad un minuto prima avevano vomitato ogni sorta di cattiveria e di blasfemia si accostavano poi alla Comunione con facce simulate angeliche - ivi incluso quel soggetto che non dimenticherò mai, che aveva proferito battutacce pedofile (nel mondo ho sentito battutacce gay, barzellette blasfeme, schifezze di ogni genere, ma battutacce pedofile le ho sentite solo in seminario).

Un'altra conseguenza è che un direttore spirituale imposto dall'alto fa diventare la direzione spirituale una generica chiacchierata. Salvo il caso particolarmente improbabile in cui tale direttore è un sant'uomo di grande carisma (cioè quanto basta per esiliarlo in una sperduta parrocchietta di montagna), ci vuole tempo per riuscire a fidarsi di uno sconosciuto al punto da affidargli i punti più delicati della propria anima (non è mica come lo scaricare il marciume in confessionale), ci vuole molto più tempo se il seminarista è adulto solo anagraficamente.

Inoltre i così detti "formatori" nutrono sempre un profondo odio per coloro che farebbero "auto-formazione", cioè per coloro che conservano punti di riferimento spirituali esterni a quelli del seminario (come se non fossero autorizzati ad esistere punti qualitativamente superiori a quelli del seminario). Il seminario, per quanto caotico può sembrare, è un luogo di riprogrammazione mentale, per impostare una mentalità riguardo alla diocesi (o ordine religioso) e alle cose della fede. O ti fai riprogrammare come un clown da parrocchia (ordinabile al sacerdozio) oppure "non sei idoneo" (sì, l'idoneità al sacerdozio viene intesa come l'essere funzionali ad un incarico in parrocchia, non come il prodotto di fede, chiarezza della vocazione e vita morale). Perciò, se il tuo direttore spirituale di fiducia non è quello del seminario, se le tue letture spirituali non sono quelle pianificate dal seminario, se il tuo ideale di sacerdozio non è quello "clown", troveranno il modo - magari dopo molti anni - di darti un "periodo di riflessione", cioè di espellerti lavandosene le mani.

Questo è dimostrabile anche dal fatto che le vocazioni più gradite sono quelle "giovani": sei considerato sospetto se hai più di 25 anni, molto sospetto se hai più di 30, assolutamente sospetto se hai più di 35... Quando parlano di "vocazioni adulte", infatti, stanno insinuando che quei soggetti non sono riprogrammabili. Un ventenne puoi ancora efficacemente convertirlo a clown (è sufficiente fargli credere che "le cose vanno così e sono sempre andate così" e che l'adeguarti all'andazzo sarebbe ubbidienza alla Chiesa); un trentacinquenne - che magari ha visto cos'è il mondo del lavoro, sa cosa significa avere una donna che lo ama, sa a cosa rinuncia e ha già valutato i rischi del suo ingresso in seminario - non è uno che cambierà le sue convinzioni tanto facilmente. (Magari non ti rifiutano a causa dell'età, ma ti trattano come un ragazzino per "metterti alla prova", cioè per trasformarti in un ragazzino: del resto siamo in un'epoca in cui i venticinque-trentenni sono ancora "mammoni"...).

Nei primi giorni del seminario, durante una ricreazione dopo pranzo, ci furono informalmente e rapidamente elencati alcuni preti disponibili per la direzione spirituale e la confessione. Un banale elenco di nomi e - per i primi due - di caratteristiche insignificanti: Tizio, è quello che sta sempre al secondo piano; Caio, ha un incarico nella parrocchia vicina; Sempronio, bah, uno che non parla mai... Queste ultime parole erano evidentemente un invito a considerare solo i primi due. Chiesi sottovoce ad uno dei commilitoni di ripetermi il nome di "quello che non parla mai" e corsi da lui a prenotarmi. Più in là scoprii che molti anni prima era stato scelto esattamente per lo stesso motivo da uno dei pochi preti di cui avevo grande fiducia.

Naturalmente si trattava di un appuntamento settimanale: il seminario più di tanto non concedeva, dovevi "essere in crisi" (sottinteso: uno che vuole abbandonare il seminario ma non gli è stato ancora concesso) per vederlo più di una volta a settimana. Potevo teoricamente andare da lui in qualsiasi momento per le confessioni... bastava aver la fortuna di trovarlo. Così, nei mesi successivi, fui costretto a identificare un altro paio di sacerdoti affidabili che per un motivo o l'altro erano rintracciabili e disponibili a confessare senza far storie. Se già ti tocca aspettare mezz'ora davanti alla porta perché è "in riunione", e dopo ti dice "torna fra un'ora", e torni cinquantotto minuti dopo ed è appena entrato in un'altra "riunione", e dopo un'altra ora di attesa ti dice "torna domani", hai bruciato un pomeriggio e tutte le riserve di pazienza. E alla fine della fiera, anche con un parco confessori di tre unità, lo stesso era diventato difficile beccarne almeno uno libero quando avevo necessità.

Risultato? In diverse occasioni non mi sono accostato alla Comunione. Nessuno mi ha mai detto nulla in merito, ma dai sottintesi e dalle mezze allusioni capitate "per caso" nelle conversazioni delle settimane successive a tali eventi capivo di essere stato schedato come il Tremendo Peccatore Scrupoloso che in futuro nella Pastorale avrebbe potuto nientemeno che Evitare di Dire Messa a causa degli Scrupoli di Chissà Quali Peccati. Intanto i seminaristi miei commilitoni erano talmente "santi" da non aver mai mancato una singola Comunione... la tirchieria del vescovo (e degli Appositi Uffici di Pastorale Vocazionale da lui nominati) riguardo a confessori e direttori aveva automaticamente conseguito seminaristi capaci di auto-assolversi in qualsiasi circostanza.

L'esempio più clamoroso era un pretino (il cui solo nome mi tende i muscoli della gamba come a dare un calcione solenne in qualche deretano) che aveva comodamente equivocato un concetto teologico della "opzione fondamentale". Avendo lui effettuato tale "opzione" di non peccare, non si confessava mai. Neanche trent'anni aveva, quel pretino, e già era a tutti gli effetti un pastore protestante.

Naturalmente un seminarista che si autoassolve o che rinvia la confessione dei peccati a quando avrà tempo, una volta divenuto prete non avrà mica tempo da perdere in confessionale, e apporrà quel diabolico cartello del tipo: "Confessioni: il mercoledì mattina dalle 10:30 alle 11:30". Dopotutto chi è che in quell'ora non può stare in parrocchia per motivi di studio o lavoro? E alle povere anime che di domenica vengono prima della Messa a chiedere di confessarsi, risponde severamente: "Qui di domenica non ci si confessa", oppure - se è più generoso - dire: "Venite dopo la Messa, che ora non c'è tempo". Cioè fate prima la Comunione in stato di peccato mortale, dopodiché al termine della Messa aspettate che termini tutta la bagarre dei saluti e degli auguri e delle telefonate e quant'altro, e mentre il sagrestano chiude porte e finestre sperate ancora che il prete si ricordi di essere stato lui stesso a dirvi di tornare dopo la Messa e non vi dica "ora è tardi", "ora ho da fare", "ne riparliamo più tardi". È già tanto se vi accoglie nel suo "studio" facendovi accomodare di fronte alla sua scrivania, come un impiegato pubblico. (Sto ancora parlando di cose che ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie)

Un seminarista dovrebbe avere la possibilità di confessarsi ogni giorno e prima della Messa, più la possibilità - ogni giorno - di avere almeno cinque minuti col direttore spirituale. Come per la ruota di scorta dell'auto, è probabile che tali possibilità gli serviranno "ogni giorno" solo in certi periodi difficili di desolazione spirituale e in certi periodi di crescita spirituale. Ma sono necessarie. Il seminarista che non ha a disposizione ogni giorno tali beni finirà inevitabilmente a "far da sé" e a ritenere la confessione e la direzione emerite seccature. E questo spiega come mai oggi nelle parrocchie è diventato così arduo trovare un confessore fuori dagli orari esposti dall'apposito cartello.

1 commento:

Fabio ha detto...

Ti posso contattare via mail? Fabio