lunedì 12 gennaio 2015

Quelle lodi in parrocchia

A quattordici anni mi ritrovai con questo nuovo insegnante di religione. Un sacerdote sveglio, che dava l'aria di sapere il fatto suo, diverso da tutti i precedenti. Il possibile entusiasmo durò un minuto: neanche arrivato, già ci diede da fare un componimento - lì, in classe, subito - su cosa pensassimo della televisione.

Stetti a guardare la pagina bianca per tutta l'ora. Cosa penso della televisione? Che è una gran cagata. Serve solo a distrarsi, ma i videogiochi e il computer distraggono meglio. Trasmette film inguardabili, telefilm imbecilli, varietà allusivi e volgari, e pubblicità martellanti. I miei compagni di classe non mi crederebbero se scrivo che fuggo la televisione più delle zanzare - o peggio capirebbero che il mio tempo libero lo passo al computer: figurarsi il prete insegnante di religione, che dandoci un tema del genere dimostra di credere nella droga universale televisiva.

Naturalmente i miei compagni di classe - specie i più addestrati all'ipocrisia - scrissero quintalate di banalità politicamente corrette, come se stessero su Facebook. E il prof sembrava prenderci gusto a sentirle leggere, un fine buongustaio del politicamente corretto. E io che mi ero illuso che finalmente fosse giunto un professore di religione che trasformasse le verità di fede in materia di studio, e spiegasse perché mai i cattolici debbano credere in certe cose tanto denigrate dalla tv.

Nelle lezioni successive il prof mise a tema altre scempiaggini, su cui faticavo a scrivere più di due righe compatibili con l'audience della classe e con le orecchie pretesche. Ogni volta, verso la fine dell'ora, ero sempre tra quelli che ancora non avevano finito di scrivere.

Per una non casuale coincidenza, una compagna di classe di mia sorella suggerì a quest'ultima di andare a "fare le Lodi con i giovani" nella parrocchia del prete-prof. "Durano solo un quarto d'ora, e poi si va a scuola! Ci sono anche altri della stessa scuola. E poi il prof ne tiene conto..."

Il primo giorno eravamo in cinque, insieme al prof-prete. Che però, subito dopo il segno della croce iniziale, fu chiamato in sagrestia per un affare urgente, e ci piantò lì. Non sapevo nemmeno dove cominciare con la recita delle lodi, ed ero ancora stordito dal fatto che il prete fosse in abiti civili in mezzo ai banchi, anziché a dirigere dall'altare (mi seccava che si volesse confondere in mezzo a noialtri). Recitammo - con la fretta di chi non vuol farsi notare a correre - una strofa a testa, di quei salmi insulsi che parlavano di cose lontanissime dalla nostra vita, ci sedemmo per qualche attimo di silenzio pro forma, e svicolammo per andare a scuola. Meglio andare a scuola in anticipo che sostare ulteriormente in quella specie di sacro garage senza aver ben chiaro almeno un motivo per rimanervi.

Il secondo giorno eravamo in tre (con mia sorella e la sua amica): il prof-prete era già impegnato. Di nuovo con quei libercoli bisunti, sprovvisti di spiegazioni, che non davano alcuna idea di sacralità (piuttosto che il marchio delle Paoline ci sarebbe stato bene un Made in China). Scorremmo le pagine per trovare quelle del giorno, leggemmo quegli strani salmi che parlavano di un mondo di pecorai enormemente distante da noi e, ignari di invocazioni, lettura, Benedictus e tutto, con un certo sollievo concludemmo e svicolammo senza pausa di riflessione.

Il terzo giorno eravamo di nuovo noi tre. Il prete semplicemente non c'era: aveva aperto la chiesa ed era andato via per una commissione, c'era solo un laico in sacrestia - uno di quei soggetti che provano un insano piacere a permanere per il maggior tempo possibile nei locali di servizio della parrocchia sotto casa.

Chiesi timidamente se avesse senso cominciare senza il prete. L'amica aveva scoperto - non so da cosa - che dopo i salmi c'era sempre da recitare il Benedictus (ecco cosa significava quel preoccupante "AntAlBen"). Mi resi conto che non vedevo l'ora di svignarmela da lì il più presto possibile, e poco importa che la compagna di classe di mia sorella fosse una discreta gnoccolona: il disagio "religioso" era tale da mettere in secondo piano perfino il possibile progetto di fare manovre di avvicinamento alla tizia.

Il giorno successivo l'amica era in ritardo. Aspettai un interminabile minuto prima di dire a mia sorella che non valeva la pena restare, lei rispose di aspettare un altro minutino e poi di andar via. Il prete - indovinate? - era assente. Passò quel secondo minuto, uno dei più lunghi della mia vita, e senza dir nulla me ne andai a scuola, e non misi mai più piede in quella chiesa. Scoprii poi che il prof si era fatto vivo con un quarto d'ora di ritardo, chiedendo giulivo alle due presenti: le avete recitate le Lodi? siete solo voi due?

Il gruppo giovani naufragò miseramente per l'assenza del prete, per la mancanza di "sacro", per il ridicolo "armiamoci e partite", per la stupidità di rifilare una preghiera complessa come le Lodi in mano a ragazzi che a stento sapevano dire l'Ave Maria, per di più in una Chiesa che sembrava un garage atto solo a ospitare quei fastidiosissimi "topi di sacrestia".

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