lunedì 26 gennaio 2015

Complimenti negli esami

Uno dei migliori complimenti che ho ricevuto durante lo studio della teologia: «non è farina del tuo sacco».

Invece lo era: solo che il prof di Scritti Paolini (sic!) partiva dal presupposto che uno studentello di teologia sa fare solo prediche da parrocchia.

Oltre che un complimento, fu l'involontaria testimonianza che cinque o sei anni di teologia non insegnano assolutamente niente di concreto. Salvo rarissime eccezioni.

Il miglior complimento che potei fare ad uno dei miei professori, un vecchio gesuita che credeva sul serio nella forza santificante dei sacramenti, a proposito del suo corso su Ordine e Matrimonio (sic!) fu: «sono cose che si possono usare anche nella Pastorale».

"Usare nella Pastorale" è un termine che nel gergo dei seminaristi significa "si possono ammannire alla gente della parrocchia senza azzeccare figuracce". Nel mio caso, era un modo per spiegargli (in modo comprensibile a lui) che le cose apprese dal suo corso le avrei volentieri ripetute in parrocchia, a costo di farmi emarginare. E così avvenne. Ma lo descriverò qualche altra volta.

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