mercoledì 17 settembre 2014

Quelle volte in cui è un dovere di coscienza

«La dottrina cattolica ci insegna però che il Papa è infallibile solo a determinate condizioni e che può commettere errori, nel campo ad esempio, della politica ecclesiastica, delle scelte strategiche, dell’azione pastorale e perfino del magistero ordinario. In questo caso non è un peccato, ma un dovere di coscienza per un cattolico rimarcarlo, purché lo faccia con tutto il rispetto e l’amore che si deve al Sommo Pontefice. Così fecero i santi, che devono essere il nostro modello di vita.

La Chiesa lascia questa libertà di critica ai suoi figli e non pecca chi, con la dovuta riverenza, sottolinea le mancanze delle gerarchie ecclesiastiche. Pecca invece chi tace, per viltà o conformismo. Il dramma della Chiesa di oggi sta proprio nella paura dei sacerdoti e dei vescovi, che costituiscono la pars electa della Chiesa, di denunciare la terribile crisi in atto, di risalire alle cause, di proporre rimedi.»

[De Mattei 13 febbraio 2014]

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