Così, all'improvviso, corse voce che il rettore aveva indetto un incontro per venerdì sera, dopo cena, per parlare di elezioni. Obbligatorio per tutti i seminaristi, naturalmente, con controllo delle presenze. Oh, non sarebbe stato un comizio: c'era solo un suo confratello, esterno al seminario, che ci avrebbe dato degli utili chiarimenti per le elezioni di domenica e lunedì.
Il confratello, più che da prete, era vestito come un anziano politicante da bar. Fece un comizio tutto zeppo di sottintesi e allusioni per dire che... bisognava votare a sinistra. Ogni volta che alludeva alla sinistra, il rettore del seminario sorrideva compiaciuto stringendosi le mani. Proprio sinistra-sinistra, mica i populisti, che orrore, mica la destra, che vergogna, mica l'estrema sinistra.
L'omelia terminò dopo un'ora e mezza e finalmente ci comandarono l'applauso di circostanza. Durò pochi secondi soltanto, e fu piuttosto un gesto di liberazione, di chi non vuole perdere altro tempo. Anche i seminaristi più sinistrorsi (cioè la maggioranza) avevano una faccia da Corazzata Kotiomkin con sottotitoli in cecoslovacco e una malrepressa fretta di svignarsela dalla sala. Il rettore mostrò una breve smorfia di disappunto nel vedere che l'applauso era durato pochi secondi soltanto.