mercoledì 5 novembre 2014

Incidente liturgico

Una volta diedi un'occhiataccia feroce a un commilitone. "Vino?" gli chiesi ripetendo la sua ultima parola, "vino?!" E lui finalmente capì e si corresse: "sì, il Sangue di Cristo, sì".

Questo commilitone aveva capito bene l'andazzo e per mettersi in mostra... imitava i preti che intuiva desiderosi di essere imitati (in compenso chiamava "vino" il Vino consacrato). Una delle prime pessime abitudini - con soddisfazione del parroco isterico - fu quella di comunicarsi "come i diaconi": ricevere il Corpo di Cristo dopo la frazione del pane (prima della distribuzione ai fedeli) e poi anche comunicarsi al calice (mentre i "ministri" straordinari si preparavano a distribuire al popolo).

Sennonché una volta avvenne un piccolo incidente liturgico. Durante una concelebrazione un concelebrante si attardò e il commilitone mise mano al calice, poi si girò verso di me e porgendomi il calice mi disse di consumare quel che restava. Preso di sorpresa e ignorante per la giovane età ubbidii, quindi deposi il calice con la massima devozione, e tornai verso il mio posto un paio di metri più in là. Ma ancor prima di sedermi il concelebrante ritardatario, trovato il calice vuoto, mi stava fulminando coi suoi occhi infuocati. Dev'essere alquanto imbarazzante per un prete concelebrare e poi fare la Comunione solo sotto le specie del pane.

A suo tempo ne fui particolarmente dispiaciuto (e mi confermò nel proposito di non fare nella liturgia ciò che non è assolutamente certo che sia da fare). Oggi invece racconto l'episodio con un sorriso amaro, pensando che i preti deficienti prima vogliono che i seminaristi siano loro cloni nelle pagliacciate e poi quando ne pagano lo scotto si infuriano contro un innocente.

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