Ricordo il caso di una persona che avendo letto dei benefici della vitamina C prese a ingurgitarne quantità enormi, pervenendo infine ad un'intossicazione. Un uomo, nel diventare adulto, impara ad essere equilibrato.
Una checca no.
Un bel dì il frocetto preferito del superiore si lamentò di aver trovato il bagno
"ommioddìo era tutto sporco". Se a lamentarsi fosse stato qualcuno esterno al cerchio magico dei ricchioni del superiore, quest'ultimo avrebbe sbottato: ma ti lamenti sempre! questa comunità non è un albergo! mostra la tua disponibilità pulendo prima e dopo! rimboccati le maniche e datti da fare! te lo avevo già detto mille volte!
[n.b.: "te l'avevo detto già mille volte" in realtà significa "te lo sto dicendo oggi per la prima volta e te lo ripeterò per altre mille volte in futuro"]
Le lamentele del cerchio magico sono invece poco meno che Vangelo, e perciò il superiore immediatamente indìce una riunione comunitaria per dare un robusto giro di vite ai turni delle pulizie.
"È un'indecenza!", comincia a dire, e già è perfettamente chiaro tutto il resto del tremendo piano quinquennale, che però declama ugualmente: "bisognerà lavare ogni bagno comune ogni giorno, anzi,
due volte al giorno!". Assunsi l'aria più indifferente possibile
(pokerface) e replicai che se i bagni vengono puliti ogni giorno, chiunque li utilizzerà smetterà di fare attenzione a lasciarli in condizioni decenti, giacché "stasera verrà pulito, domattina comunque lo puliranno". Fino a quel momento, infatti, vigeva un accordo tra gentiluomini (tutto sommato rispettato anche da qualche checca): lasciare pulito così come lo si vorrebbe trovare, e le pulizie si potevano fare ogni settimana. Il superiore recitò la sentenza che aveva già preparato, sottolineando bene le parole:
"ogni giorno dobbiamo trovare il bagno
ben pulito". Con voce ancor più sommessa tentai di far notare che se il buon senso dei singoli viene sostituito dall'aumento di turni di pulizie sarebbe stato praticamente un albergo: "tanto più tardi c'è il turno delle pulizie..."
Touché. Suggerii un compromesso - pulire ogni tre giorni, ad orario non prefissato perché avevamo tutti liturgie, impegni comunitari e corsi da seguire - e sorprendentemente, seppur di malavoglia, il superiore accettò.
Il fatto è che un uomo adulto quando va a farsi una doccia dà una rapida risciacquata preliminare al piatto doccia, si sdoccia quei pochi minuti che servono, dà una rapida risciacquata conclusiva al piatto doccia per non lasciare tracce, si assicura che il pavimento non abbia pozzanghere e va via. Il tutto con la finestrella socchiusa, in modo che vapori e odori non ristagnino.
Un culattone, invece, si barrica imperiosamente nel locale
toilette, spranga la finestrella, apre la doccia a ottomila gradi e diecimila unità di pressione e quindi procede ad un imperscrutabile e lunghissimo rituale bizantino di preparazione prima di sdocciarsi. Esce dalla doccia solo quando il boiler sputa fuori acqua fredda. Se proprio si sente giovialmente caritatevole, dà una semi-inesistente tirata di straccio (lasciando comunque il pavimento ridotto a una palude) e va via lasciando un nuvolone di vapore sprangando bene la porta in modo da non lasciarlo fuggire (non sia mai che le muffe si sentano perseguitate). Poi torna due ore dopo per sbarbarsi e scopre con furioso sdegno che il nuvolone è tutto ancora lì e ha solidificato una crosta opaca sullo specchio e altrove. E vede pure le impronte degli scarponi di un altro frocetto che era andato a vuotare la vescica infischiandosene del pavimento e della finestrella. Va dunque adirato a lamentarsi col superiore e questi, lieto per la delazione ed empaticamente furente, annuncia che prenderà seri provvedimenti contro
gli altri che hanno lasciato al suo povero ricchion-pargolo quell'inconcepibile scempio.
Il fatto è che in ogni ambiente chiuso, piccolo o grande che sia, la quiete è garantita solo dall'accordo tra gentiluomini, una cosa possibile solo a uomini adulti e virili. Cameratismo. Vivi e lascia vivere.
Lascia pulito così com'era. Non fare il furbo pensando che tra poco qualcuno pulirà qualsiasi cosa sporchi, perché se per un'improvvisa e imprevedibile emergenza il turno salta o viene rinviato di 24 ore...
Uno incapace di fidarsi del prossimo tende a sostituire la fiducia moltiplicando regolamenti e turni di servizio. Che per loro natura vengono
interpretati agli amici (cioè ai leccapiedi e agli invertiti del cerchio magico) e
applicati ai nemici (cioè a coloro che ubbidiscono, e siccome ubbidiscono ai 613 precetti del superiore, perché non aggiungerne altri 714? dopotutto il loro compito è di ubbidire, e l'ubbidienza al superiore è ubbidienza a Dio, perbacco!)
Lunedì pomeriggio: Seminarista Virile A Caso sottrae tempo prezioso a studio e riposo per ottemperare al turno di pulizia locale bagni (dura prova per la propria pazienza: occorre cercare di non pensare a
"chi" potrebbe aver lasciato le sgommate di merda nel water, più l'immane pantano nei dintorni del piatto doccia, più i semisolidi residui di dentifricio e spuma da barba su specchi e accessori, nonché la sorprendente impronta di una ciabatta sul muro a un metro e quaranta d'altezza e magari anche l'insettino non immaginario timbrato lì), usando una ragionevole dose di detersivi e assicurandosi che l'essenziale sia abbastanza pulito da poter far contento il superiore. Ha appena finito, che passa il superiore: "e che è, tutto qui? già lasci? invece di fare pulizie più approfondite!" Quello stramaledetto coglione d'un frocio ricchione, che magari ha ancora l'alito che sa di
specie del pane e del vino e le chiappe che puzzano di sagrestia perché lì vi ha celebrato il riposino post-Messa, ti sgrida senza neppure sapere quanto tempo hai impiegato a pulire lo scempio di quelle latrine accusandoti
a prescindere di averci messo troppo poco tempo. Ma scusate, per quale motivo sono entrato in questa comunità? devo diventar prete o pulitore di cessi? (e dire che mentre pulivo pregavo e cercavo di non pensare a quelli che hanno lasciato letteralmente un pezzettone di merda incastrato nelle setole dello scopino del w.c.) Oh, mi si dirà, ma santa Teresa di Lisieux di fronte a questo genere di umiliazioni aveva un approccio completamente diverso!
Ovvio: era santa, aveva molta più pazienza di me, e la sua santità non era stata fabbricata dalla quantità di umiliazioni stile agente torturatore dell'epoca staliniana, ma dalla grazia di Dio.
Ma non sono solo i frocetti del cerchio magico. Anche il superiore, per la fretta messagli da
imprecisati impegni (neppure lui saprebbe definire quali), riesce talvolta a trasformare un bagno lindo in una lugubre palude, riuscendo a sentirsi giustificato. Quando dunque arriva uno dei suoi gai frocetti a sdocciarsi
(sono igienisti non per amore del pulito, ma perché si sentono perennemente sporchi "dentro"), crederà subito che è impossibile che sia stato qualcuno del suo gaio club, men che meno il superiore, per cui griderà furiosamente al complotto cospiratorio e in men che non si dica il superiore proclamerà
"è un'indecenza!" con tutta la conseguente valanga di sottintesi sovietici.
Giovedì mattina: Seminarista Principe Di Culandra si annoia. Oggi è il suo turno di pulizia latrine. Non è andato a lezione perché aveva dolori reumatici.
En passant: il tipico seminarista virile si dichiara malato quando ha la febbre ad almeno 39°; quello frocetto ha invece sempre da esibire tutta una collezione di emicranie, dolorini al pancino, mini-tosse, doloretti reumatici, febbroni da cavalluccio a dondolo da nientemeno che 36,01°, più una sorprendente serqua di malanni
da vecchi matusa anche se magari non ha nemmeno venticinque anni e non riesce a distinguere tra malattia, melanconia, ipocondria, noia, froceria... in breve:
è sostanzialmente un malato immaginario. Ordunque, giovedì mattina, entrato nel locale bagno per il turno di pulizie, si scandalizza per non averlo trovato già pulito come la cristalliera del GranDuca di MastroLindo. Con disprezzo per lo sporco (soprattutto quello immaginario) getta eroicamente mezzo bottiglione di detersivo nel secchio, tira la secchiata
50% acqua e 50% detersivo direttamente sul pavimento, dà una passata ultrarapidissima lasciando aloni di schiuma e detersivo ovunque, svuota un intero bottiglione di detersivo di pulizia water direttamente nel water e aziona rapidissimamente lo sciacquone. Finito. Non mette nemmeno a posto secchio e straccio (e opportunamente evita di controllare se c'è ancora il pezzettone di sua merda tra le setole dello spazzolone): bisognerà aspettare che quel 50% acqua e 50% detersivo si asciughino. Torna finalmente esausto in camera per il riposo del gaio guerriero, dove lo aspetta l'ampio contenitore di biscotti, ma ancor prima di rientrare già si lamenta che le mani gli fanno male: ha lavorato troppo...
Un Seminarista Virile A Caso, rientrato dalle lezioni, si accorge dello stato penoso del bagno e cambia direzione intendendo andare a svuotare la vescica nel malandato bagno di servizio del garage dall'altra parte dell'istituto. Meglio una latrina modello Stazione Termini Anni Novanta che lasciare impronte che qualcuno potrebbe riconoscere (no, non è un modo di dire). Ma oggi gli è andata buca: il superiore lo ha notato avvicinarsi al locale bagni e fare
dietrofront ancor prima di entrare. Col sorrisetto di chi ti ha colto in castagna ti dice:
quelle cose vanno rimesse a posto, su! Gli fai notare che il pavimento è ancora bagnato.
Ma su, dai, ci ripassi e poi asciughi, impone categorico il mega-frocio. Vorresti fargli notare che
non era il tuo turno di pulizie e che pertanto non dovresti
supplire alla pigrizia altrui. Vorresti fargli notare che rimettere mazza e secchio a posto implica che per uscire senza sporcare occorrerebbe levitare come san Giuseppe da Copertino. Vorresti fargli notare che è proprio per non peggiorare la situazione che stai chiedendo uno
sforzo supplementare alla tua vescica per correre in garage. Vorresti fargli notare che quel suo atteggiamento da gran visconte con la puzza al naso non solo sta dando
pessimo esempio ai suoi fedelissimi, ma sta riducendo il rapporto tra te e lui a un insieme di pure apparenze. Allora, con la vescica che ti impreca contro il prete ricchione, entri, cerchi di mettere a posto senza lasciar tracce, e per un attimo il tuo sguardo si posa sullo specchio. Sei indeciso se
fingere di non aver notato (altrimenti ti toccherà pulirlo) oppure se
far notare di aver notato (altrimenti penserà che qualcuno dispettoso lo ha sporcato di proposito dopo le pulizie, magari qualcuno che doveva
vendicarsi per aver dovuto riporre secchio e detersivi colto in flagrante mentre cercava di svignarsela).
Certe scene sembrano nonnismo da caserma dell'epoca in cui la leva era obbligatoria. Sono gli insicuri, gli annoiati, e soprattutto le checche a credere che per affermare sé stessi occorra crudelmente calpestare qualche "inferiore". Un prete - dico:
un prete, cioè uno che ogni santo giorno recita l'Ufficio e le Ore, celebra la Messa, medita la Parola, si fa l'esame di coscienza, possibilmente assolve in confessionale e celebra altri sacramenti, e per di più molla prediche a chiunque per gran parte del giorno - dovrebbe quantomeno avere qualche scrupolo prima di lasciarsi andare al nonnismo. E invece... soggetti del genere
dediti effettivamente al nonnismo per favorire il loro circolo di checche, sono poi gli stessi che vanno ossessivamente sindacando sulla
formazione umana, sulla
disponibilità al dialogo e al servizio, sul
maturare, crescere, condividere... Sembrano pagine di Šalamov o di Solženicyn. Invece è solo il punto di arrivo della formazione al sacerdozio postconciliare.