domenica 26 ottobre 2014

Il telefono è pubblico

Prima della diffusione dei telefonini, nei seminari c'era una cabina telefonica a gettone. Racconto un episodio della fine degli anni '90 occorso ad un seminarista che era dotato di telefonino ma si guardava bene dall'utilizzarlo in camera perché "anche i muri hanno orecchie" e perché per le telefonate urbane era più conveniente andare a gettoni.

L'episodio: un seminarista grande e grosso picchiò col pugno sulla cabina telefonica gridando: "il telefono è pubblico!" poiché il malcapitato era giunto già al quinto minuto di telefonata. Il malcapitato era del primo anno, e perciò non conosceva ancora i nomi del centinaio di seminaristi: per denunciare l'accaduto al rettore avrebbe dovuto chiedere aiuto, cioè vincere il muro di omertà (solo dopo avrebbe scoperto che quel ragazzone alto e grosso era il responsabile dei turni, capace di piantarti in servizio liturgico in tutte le occasioni più rognose, come le fastidiose celebrazioni solenni in tempo di esami o a ridosso delle vacanze).

L'aria di seminario è come quella delle caserme militari poco prima che i generali chiedessero l'abolizione della leva obbligatoria: episodi di nonnismo, di mobbing, di dispettini e vendettine infantili, di omertà... il seminario a prima vista sembra solo un college di ragazzini (età anagrafica: adulti e magari anche sopra i trent'anni; età mentale: tredicenni; dose di malizia: da alcolisti cinquantenni navigati).

Si entra in seminario tutti pieni di belle speranze, e poi l'ossessiva necessità di non sfigurare coi superiori genera il circolo vizioso: tutti nemici di tutti, tutti controllori di tutti, tutti a fingere devozione ed entusiasmo per ciò che va di moda al momento... e così il seminario diventa un casermone di apparenza sdolcinata.

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