I preti non generano vocazioni; al più si limitano ad aspettare che arrivino, e quando ne piove una la spediscono all'ufficio competente.
Non le generano perché non le desiderano. Non ho mai visto un prete sinceramente fiero di ciò che è. Mai visto un prete che dica qualcosa tipo: la mia vita è così speciale che vorrei consigliarla a tutti i ragazzi che conosco.
Don Bosco diceva che la vocazione al sacerdozio ce l'ha un ragazzo su tre. Don Bosco se ne intendeva di vocazioni: alla sua morte, la sua opera aveva dato alla Chiesa oltre seimila vocazioni sacerdotali (senza conteggiare quelle "indirettamente" procurate).
Molti sono i chiamati (uno su tre!) ma pochi sono gli eletti. Solo che questo "pochi" si esprime con una percentuale desolante: tra i maschi italiani, solo un italiano su 650 è sacerdote. Al tempo di don Bosco la media era quasi il quadruplo (c'erano oltre 103.000 sacerdoti attivi in un'Italia di quaranta milioni di anime).
La vita sacerdotale è diventata insipida. Come si fa a pensare al sacerdozio vedendo la patetica monotonia della vita clericale? Riunioni, cartelloni, omelie insignificanti, abito e atteggiamenti da pensionato stufo della vita (specialmente tra i preti giovani!) e liturgia ridotta ad un noioso cerimoniale del buonismo.
La sterilità vocazionale è uno dei peggiori tumori della Chiesa postconciliare.
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